Horizon 2020 è il nome del nuovo programma dell’Unione Europea per finanziare la ricerca e l’innovazione nella nuova programmazione 2014-2020 che sostituisce i vecchi “programmi quadro” per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico e per la Competitività e l’Innovazione. Al suo interno molte opportunità per le imprese. Vediamo quali
La crisi finanziaria del 2008 è iniziata proprio quando il 7° Programma Quadro dell’Unione Europea aveva iniziato a muovere i primi passi. La ricerca, lo sviluppo tecnologico, la competitività e l’innovazione sono temi sempre al centro dell’agenda politica e programmatica europea, che con i programmi quadro aveva definito anche nei periodi precedenti, modalità e strumenti per accedere a fondi destinati all’innovazione e allo sviluppo. La crisi si è inserita in questo percorso e ha potuto contare su una serie di “pacchetti” di stimolo per rimettere in moto l’economia, a partire dalla ricerca e dallo sviluppo tecnologico, veri motori della ripresa, come testimoniano i dati relativi agli investimenti in questi settori messi a frutto negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei e che in Italia, invece, stentano ad affermarsi. Nel nostro paese la spesa pubblica e quella privata per ricerca e sviluppo è più bassa degli altri partner europei: la media nazionale è dell’1,26% sul Pil con un peso della ricerca privata pari allo 0,68% del Pil. Il gap è rilevante, dato che la spesa media europea della ricerca privata è dell’1,24% sul Pil. I paesi più competitivi in Europa investono in ricerca e sviluppo molto più dell’Italia, dalla Francia alla Germania a tutti i paesi scandinavi, con percentuali superiori al 2,2% del Pil e con la spesa privata superiore all’1,4% del Pil, con il record della Finlandia che investe il 3,9% del Pil in ricerca e sviluppo (R&S) e con gli investimenti privati nel settore al 2,7% del Pil. Un adeguato rapporto tra spesa R&S e Pil è uno dei cinque obiettivi cardine stabiliti nell’ambito della strategia “Europa 2020”, definita dalla Commissione europea nel marzo 2010 per accrescere i livelli di produttività, di occupazione e di benessere sociale, anche attraverso l’economia della conoscenza. In tale prospettiva, particolare risalto viene dato alla necessità di incentivare l’investimento privato in R&S. I “programmi quadro” hanno sempre avuto questa funzione e Horizon 2020 ne eredita da un lato le valenze, ma ne amplifica anche la portata, in quanto gli investimenti in ricerca e in innovazione sono fondamentali per costruire un alto livello di qualità della vita e per creare posti di lavoro, aumentando la prosperità e affrontando le sfide della società. Per questi motivi, la ricerca e l’innovazione si collocano al centro della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Rientra in questo contesto l’obiettivo principale di portare la spesa europea per R&S al 3% del PIL entro il 2020. In Italia il MIUR alcuni mesi fa ha presentato un documento sulla programmazione settennale per la ricerca e l’innovazione, chiamato “Horizon 2020 Italia”. L’obiettivo della strategia generale per il sistema della ricerca italiana non è solo quello di accedere con maggiore efficacia alle risorse finanziarie che la Commissione Europea mette a disposizione, ma anche quello di aprire il nostro sistema agli stimoli ed agli incentivi della competizione internazionale. Il documento individua una serie di punti deboli del “sistema Italia” ma al contempo, attraverso i risultati di una ampia consultazione pubblica, individua anche i punti di forza sui quali operare. L’Italia è, nello scenario europeo, uno dei Paesi definiti “moderate innovators”, con una bassa quota di esportazioni ad alto contenuto di tecnologia. Il documento pertanto promuove alcune linee di indirizzo, prima fra tutte la necessità di favorire l’incontro tra la domanda di ricerca e l’innovazione espressa dai cittadini. Il sistema della formazione è individuato come elemento centrale e strategico per la formazione delle cosiddette “comunità intelligenti” (smart communities), sulle quali Horizon 2020 punta moltissimo e che il MIUR ha attivato con i bandi Smart Cities and Smart Commnunities da 655,5 milioni di euro, di cui 25 milioni di euro per giovani ricercatori under 30. Un primo passo verso lo sviluppo di una nuova consapevolezza del nostro paese sull’investimento in R&S. Le opportunità per le imprese sono molte, dato che i fondi europei assegnati al programma sommano 6,7 miliardi di euro eseguiranno le tre priorità di Horizon 2020, ovvero “scienza di eccellenza”, “leadership industriale” e “sfide della società”. Molto interessante al riguardo è l’approccio integrato nei confronti delle PMI, grazie al quale si prevede di dedicare ad esse il 15% circa della dotazione finanziaria complessiva per le sfide della società e le tecnologie abilitanti e industriali. E’ bene dunque che le nostre imprese si informino e inizino a costruire ipotesi di ricerca sugli assi individuati, che si possono trovare nel nuovo portale “ResearchItaly”, sviluppato dal Consorzio
, con l’obiettivo di fotografare, supportare e promuovere la ricerca italiana d’eccellenza, e disponibile, in italiano ed in inglese, all’indirizzo www.researchitaly.it. I tempi per farlo ci sono, ma bisogna prepararsi, in quanto entro la fine del 2013 l’UE adotterà gli atti legislativi su Horizon 2020 e dal 1° Gennaio 2014 vi sarà il lancio dei primi bandi. E l’Italia con le sue imprese dovrà essere protagonista.