Grande distribuzione contro piccola? Quello che conta è la bravura

Fare il punto sull’attività del costruire, ma anche del vendere. Che, per il settore, significa anche il confronto tra grande distribuzione e rivendita tradizionale. Insomma, Davide versus Golia, concetto che è diventato il titolo di un convegno organizzato da Sercomated a Cavenago Brianza (Milano). Gli intervenuti hanno tentato di comporre le tessere del puzzle distributivo e di rispondere alla domanda che aleggia tra i negozianti: le dimensioni sono davvero fondamentali per sopravvivere? Secondo Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, serve innanzitutto una ripresa del settore, ma l’Italia gioca una partita ad handicap: «Siamo molto distanti alla produttività, per esempio dei tedeschi. Ma è possibile cercare di ridurre i gap di contesto: burocrazia, produttività, infrastrutture. Oltre alle tasse: la Gemania ha mantenuta invariata la pressione fiscale mentre da noi è crescita del 3%». Insomma, bisogna crescere (e non è una novità). Per fortuna, «ci sono dei fenomeni di ripresa abbastanza sensibili e innegabili: non capitava da un paio di anni di avere questi valori. L’occupazione è andata bene. E nel 2015 la crescita dovrebbe essere di oltre l’1%».

E la distribuzione? A difendere la categoria ci ha pensato Aureliano Gensini, di Bricoman: «Tra grandi e piccoli non ci sono grandi rapporti conflittuali, c’è posto per tutti. Certo, quando noi apriamo un punto vendita facciamo paura per due-tre mesi. Certo, la grande distribuzione utilizza la profilazione dei clienti, un’arma che i piccoli non possono impiegare». Per Matteo Camillini, direttore di BigMat, «c’è anche una delle terza via: il sistema a rete, che rappresenta una serie di strumenti per poter competere meglio nel mercato». E per Claudio Troni, direttore marketing del gruppo Made, «in passato vivevamo sul cliente professionale, erano 10/15 clienti che facevano quasi  l’80% del fatturato. Dobbiamo andare verso il cliente finale, di certo l’arrivo di Bricoman non ha facilitato. Dobbiamo colmare un gap di innovazione».

Ecumenico Luca Berardo, presidente di Secormated: «All’estero Davide e Golia convivono assieme, ma da noi abbiamo bisogno di avere sempre un nemico. Creare valore e soprattutto creare cultura nel piccolo è un tema tutt’ora irrisolto. Francamente io vedo una convivenza totale, pacifica». In ogni caso, non si può fare a meno delle tecnologie. Per esempio, bisogna considerare la crescita del 15% anno su anno delle vendite online, compresi i materiali per edilizia. Gabriele Nicoli, amministratore di Dorken Italia: «Occorrono una specializzazione della rete di vendita, un struttura organizzativa o finanziaria orientata al marketing, un  posizionamento territoriale competitivo, formazione per le risorse umane, la promozione di prodotti regolamentati».

Un punto di vista più strategico è stato quello di Gianluca Pallini, docente di Business Strategy all’Escp Europe: «Va avanti chi riesce a crescere, chi riesce a fare piani di investimento. Non c’è un solo modo per rafforzarsi, può esserci una crescita organica oppure per aggregazione: il tema è culturale. Va avanti chi crea un vantaggio competitivo, chi è trasparente. Professionalità vuol dire porsi in un certo modo sul lato del cliente, ma anche in un certo modo sul lato fornitore».

La situazione congiunturale
La situazione congiunturale
Alcuni dei dati macroeconomici: spesa pubblica e Pil
Alcuni dei dati macroeconomici: spesa pubblica e Pil
Il dibattito moderato da Sabastiano Barisoni
Il dibattito moderato da Sabastiano Barisoni

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome qui