Come devono cambiare le costruzioni? Ha un senso che l’architettura proceda per grandi opere? Secondo Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnapp), è ormai finita la fase delle grandi opere firmate dagli archistar. Ora è venuto il momento che il settore delle costruzioni rifletta sul proprio futuro immediato e sulla relazione che si deve instaurare con lo Stato per imporre un’edilizia utile e di qualità, supportata da una progettazione solida nelle competenze e che vada per questo valorizzata. L’opinione è espressa in una intervista a Civiltà di Cantiere. Nel dibattito dominato dal sistema di progettazione Bim (Building Information Modeling), dai sostenitori e detrattori dei possibili scenari di una imposizione dall’alto della progettazione integrata, Freyrie sposta l’attenzione su questioni di ordine generale. Non basta, infatti, dotare i progettisti di software adeguati e di competenze tecniche sufficienti per imprimere una svolta a questo mondo. Il mercato deve essere in grado di corrispondere il giusto valore all’attività del progettista, che a sua volta deve spingere perché venga riconosciuto il ruolo adeguato alla fase preliminare della realizzazione delle opere. Sul piano dei lavori pubblici, il nuovo codice degli appalti, in discussione alla Camera, è un’opportunità di cambiamento purchè curi proprio queste tematiche. Alla stessa maniera, nel mercato privato, bisogna riflettere sul mutato contesto in cui si muovono le imprese e ragionare su un nuovo modello di edilizia, che pur tenendo conto delle minori risorse disponibili, sappia evitare l’eccessiva svalutazione di una fase fondamentale del processo produttivo.
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