La crisi dell’edilizia è profonda, inutile nascondersi dietro un dito. Franco Ferrari, titolare della Ferrari Carlo & Figlio, rivendita di materiali fondata nel 1964 dal padre, ora socia di Gruppo Made, affronta le difficoltà a viso aperto: “Bisogna rimboccarsi le maniche, lavorare e lottare, sempre”. Ed è più facile se spalleggiati. I suoi alleati? I figli, un sano realismo e la carica rock dei Rolling Stones e di Gianna Nannini.
Domanda. Partiamo dalle origini: quando è nata la Ferrari Carlo & Figlio?
Risposta. La fondò mio padre nel 1964. Nacque come una piccola azienda, poi col tempo ci siamo aggiornati e così siamo cresciuti, perché o si nuota o si va a fondo. Se una volta il magazzino edile era calce, cemento, forati e ferro, oggi questi prodotti li trattiamo molto meno, viste le richieste del mercato odierno.
D. Dopo aver raccolto il testimone da suo padre lo passerà ai suoi figli?
R. Certamente, la staffetta non si ferma! Già mi affiancano e gestiscono i diversi rami dell’azienda.
D. Prima ha accennato al mercato. Ecco, rispetto la passato, quali settori avete aggiunto e quali, invece, avete abbandonato?
R. Abbiamo aggiunto tanto (vernici, ferramenta, la show-room Livingmade, il noleggio) senza abbandonare niente.
D. Veniamo dunque ai comparti merceologici: la medaglia d’oro delle vendite e la maglia nera?
R. Vanno bene le finiture, come porte e finestre, facciate interne- esterne e pittura interna. Detto questo, non è stato certo facile trovare il giusto fornitore e anche posatori in grado di garantire una certa qualità negli interventi, per mantenere sempre alti i nostri standard qualitativi. Il fanalino di coda è il mercato tradizionale dell’edilizia che continua a perdere valore anno dopo anno.
D. Ci spieghi.
R. Le faccio un esempio che rende bene l’idea: dai 60mila quintali di cemento che trattavamo dieci anni fa, siamo ridotti a 16-17 mila quintali. Idem per il ferro: a livello di magazzino si vendeva con un ritmo di uno- due autotreni al mese, ora ne facciamo uno all’anno.
D. Voi siete una realtà di Limbiate, Monza e Brianza. Se la locomotiva si ferma anche qui…
R. Il mercato tradizionale è crollato, c’è poco altro da dire. Ecco, a Milano e provincia e in Lombardia tiene la ristrutturazione e noi ci siamo buttati su questo fronte. Ma alla fin fine, se non riparte l’edilizia, non si va da nessuna parte. A tal proposito vorrei precisare una cosa.
D. Prego.
R. Al di là dei proclami di Renzi e Padoan, il settore è fermo al palo. L’edilizia vera non riparte con l’Expo e le sue costruzioni: l’evento non ci ha portato alcun vantaggio come distribuzione edile. Non abbiamo venduto nemmeno un chiodo. Ancora una cosa…
D. A lei.
R. Chi ha lavorato per l’Expo se n’è pentito amaramente: conosco grossi fornitori di calcestruzzo che devono ancora prendere i soldi e chissà quando arriveranno.
D. Se dovesse dare una definizione della sua azienda e individuarne il punto di forza?
R. Siamo una media impresa che non corre sempre dietro al prezzo. Vorrei che la gente capisse prima che la qualità deve venire prima di tutto, anche a costo di spendere qualcosa in più. È anche vero che però, oggigiorno, si deve forse cedere un po’ sul costo. Ma come parte di Gruppo Made io posso vantare una Logistica efficiente, che mi permette di gestire al meglio la rotazione delle scorte e di non caricare eccessivamente il mio magazzino.
D. Per tornare al mercato, in questo grigio panorama qual è il vostro trend di mercato?
R. Le dico quello che dicono tutti, dai politici a Carlo Sangalli (Presidente Confcommercio, ndr): stiamo tenendo. Rimaniamo a galla, ma restiamo immersi in un tracollo generale spaventoso. La crisi è davvero pesante e il confronto con i risultati di un decennio fa sono impietosi. Ma c’è anche un altro grande problema: il mercato è un bel po’ condizionato dai pagamenti e da politiche commerciali e finanziarie quantomeno dubbie. Mi domando, per esempio, come faccia un mio concorrente a vendere i miei stessi prodotti con prezzi più bassi anche del 40%. Poi scopro che questo concorrente ha fatto “buchi” per milioni di euro, e il fornitore continua a servirlo. Oggi la mia concorrenza è questa gente.
D. Non è molto ottimista.
R. Sono realista, purtroppo o per fortuna! Comunque bisogna sempre rimanere ottimisti, altrimenti chiudi domani mattina: bisogna sempre lottare, rimboccarsi le maniche e lavorare, lavorare e lavorare.
D. Cambiamo musica e rilassiamoci un po’. Squadra del cuore?
R. Da buon milanese, Inter. Ecco, non che mi faccia troppo rilassare ultimamente!
D. La canzone alla quale è più legato?
R. Sinceramente non ne ho una preferita. Nel mio ufficio la radio è sempre accesa. Ho un’anima rock: sono più che legato ai Rolling Stones, mentre di musica italiana mi piace molto Gianna Nannini
D. Il libro?
R. I pilastri della terra di Ken Follett.
D. Ultimissima: hobby?
R. Vado ancora a San Siro a vedere l’Inter, augurandomi tempi migliori. Poi, beh, la Ferrari e Valentino Rossi li seguo con grande passione italiana.