Dopo il boom è ora di guardare al futuro. Per Federcostruzioni è fondamentale il contributo che arriva dal Pnrr, a patto di recuperare i progetti dei Comuni che sono stati esclusi dal Piano. Per non parlare di crediti incagliati e green.
«Le produzioni complessive del settore hanno raggiunto la cifra notevole di 600 miliardi nel 2022, registrando una crescita di circa 100 miliardi rispetto all’anno precedente. Questa spinta è da attribuire principalmente al superbonus, che ha contribuito in modo significativo alla crescita del Pil. L’incremento di 100 miliardi corrisponde al 19,6% rispetto all’anno precedente». Paola Marone, presidente di Federcostruzioni, associazione che riunisce le categorie produttive più significative di tutto il mercato edile e infrastrutturale e in cui è entrata a far parte anche Angaisa, ha fotografato il settore al recente convegno dell’associazione dei distributori di idrotermosanitari.
Un comparto complesso e articolato illustrato attraverso dati e numeri elaborati dall’associazione: il dato aggregato, sebbene positivo, scomposto per settori ha evidenziato però alcune criticità.
Per esempio, se le macchine per costruzioni e ceramiche hanno registrato una crescita robusta, altri settori, come laterizi e calcestruzzo, hanno affrontato crisi significative.
L’andamento occupazionale ha subito un’accelerazione, con un aumento del 9,3%, pari a 250 mila nuove collocazioni rispetto al 2021, per un totale 3 milioni di lavoratori.
Il contributo al pil
«Un risultato di notevole rilevanza, specialmente se consideriamo i dieci anni precedenti, caratterizzati da una profonda delle costruzioni», ha sottolineato Marone, per poi proseguire nell’analisi delle esportazioni in cui diverse categorie (dai prodotti chimici alle ceramiche, dal vetro all’arredamento in legno) si distinguono per prestazioni eccezionali nel mercato globale. In generale, il made in Italy del comparto nel 2022 ha segnato +35% rispetto all’anno precedente.
Ma, attenzione, nonostante una crescita significativa delle esportazioni si iniziano a intravedere i primi segnali di una possibile crisi. Nel riassumere lo studio condotto da Federcostruzioni, emerge il contributo della filiera al Pil pari all’8,3% nel 2021 e al 3,7% nel 2022.
Secondo il ministero dell’Economia, negli ultimi due anni più della metà della crescita del Prodotto interno lordo italiano è attribuibile all’edilizia e alla sua filiera produttiva.
Insomma, dopo decenni bui, complici gli incentivi fiscali e le opere finanziate con le misure del Pnrr, le costruzioni tornano a rivestire un ruolo cruciale nell’economia nazionale grazie anche alla loro interconnessione con tutti i settori produttivi, tanto che ogni miliardo investito in questo settore genera effetti diretti e indiretti, che si estendono da 2,3 miliardi fino a 3,5 nel lungo periodo.
Prospettive per il futuro
Federcostruzioni stima una crescita contenuta, ma solida, al 4%, supportata principalmente dal Pnrr: nonostante il finanziamento del piano risulti notevolmente inferiore alle aspettative, rappresenta comunque una significativa opportunità di sviluppo.
Ci sono poi elementi chiave per la competitività che continuano a rappresentare una barriera per gli imprenditori: dal costo del credito, in fase di contenimento, ai prezzi energetici e dei materiali, ingenti in passato, ma che in prospettiva diventeranno meno onerosi con le misure Energy e Gas Release, (aste per partecipare all’acquisto a prezzi calmierati) se verranno attuate rapidamente.
A ciò si aggiunge un quadro internazionale caratterizzato da tensioni geopolitiche e due conflitti in corso, che pongono nuove sfide al mercato internazionale. Secondo la presidente dell’associazione, in questo contesto gli incentivi fiscali sono essenziali per sostenere progetti ambiziosi di riqualificazione del nostro patrimonio, sotto la duplice minaccia del rischio sismico e idrogeologico.
«Un altro aspetto cruciale è la tutela del made in Italy, riflessa nel dibattito sul disegno di legge attualmente in discussione. Sebbene apprezziamo l’iniziativa, riteniamo che alcune correzioni siano necessarie rispetto alla problematica legata alla tassazione ambientale. Per esempio, è necessaria una imposta sulle emissioni di Co2 per le importazioni al di fuori dell’Unione Europea, per proteggere la produzione Ue da Paesi con normative meno rigide, che non favoriscono una concorrenza leale», ha ribadito Marone nel suo intervento.
Le sfide del rinnovamento
Federcostruzioni è molto critica riguardo alla cancellazione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza di alcuni lavori spostati su altre voci di bilancio e attende la definizione dei capitoli di spesa interessati per comprendere gli impatti delle opere sottratte al Pnrr.
E, infatti, la spesa prevista per fine dicembre 2023 si aggira sui 30 miliardi, cioè la metà di quanto preventivato. L’azione, per questo, si deve concentrare anche sulla sfida per i comuni italiani, dai grandi centri metropolitani alle piccole realtà locali, specialmente per i centri con uffici tecnici limitati, affinché tutte le opere siano proposte in bando in modo trasparente.
E, nonostante le difficoltà, i comuni hanno incrementato i bandi di gara, cercando di superare le criticità.
Inoltre, l’associazione sta lavorando a una legge per la rigenerazione urbana (in Parlamento c’è già un disegno di legge) con l’obiettivo di facilitare sempre di più la partecipazione del settore privato, affinché possa contribuire con il proprio capitale a iniziative di partenariato pubblico-privato.
Si tratta, per Marone, di iniziative cruciali per lo sviluppo del territorio, ma è essenziale che lo Stato intervenga con normative adeguate per agevolare questo percorso, una richiesta portata avanti da anni.
Liquidità e greendeal
La situazione sugli incentivi fiscali è al centro dell’attenzione, soprattutto in considerazione dell’emergenza delle risorse anticipate e delle necessarie modifiche nella gestione finanziaria.
Lo stop al sistema della cessione in fattura dei bonus ha determinato i crediti incagliati per molte imprese, che ora faticano a monetizzare. Come garantire la liquidità per proseguire con le opere in corso?
L’associazione ha chiesto (ma invano) una proroga dei lavori già avviati al 110%, con attenzione al requisito del 60% di avanzamento, in modo di consentire alle imprese che hanno già avviato i lavori di completarli in modo qualitativo e, soprattutto, nel rispetto delle norme di sicurezza per gli operatori.
L’obiettivo era quello di evitare affrettate decisioni che possano compromettere la qualità delle opere e mettere a rischio la sicurezza degli operatori. Ma il governo ha fatto muro. L’altro punto focale riguarda l’agenda verde, o green deal, che richiede azioni concrete.
Le imprese del settore stanno già adottando iniziative sostenibili, ma è essenziale un sostegno per raggiungere gli obiettivi europei.
Per ottenere norme stabili nel tempo Federcostruzioni sta dialogando costantemente con il governo, con l’obiettivo di ottenere strumenti durevoli che agevolino soprattutto le fasce più vulnerabili, incapaci di investire senza un adeguato stimolo e nello stesso tempo proteggere il patrimonio edilizio garantendo sicurezza sismica, idrogeologica ed energetica.
Certo, ci sono stati interventi compensativi del governo con il decreto Energia, ma ancora manca una strategia chiara per il futuro energetico del Paese.
Un altro ambito d’intervento, infine, riguarda l’innovazione e la digitalizzazione con progetti europei, e la creazione di un hub formativo nelle costruzioni che coinvolge imprenditori, professionisti e pubblica amministrazione, con l’obiettivo di allineare le competenze e facilitare la crescita aziendale.
di Monica Battistoni