La spazzatura, perlomeno quella che riguarda l’edilizia, cioè gli inerti, possono diventari utili. O, perlomeno, recuperare i materiali da demolizione può servire a risparmiare materie prime naturali. E i rifiuti possono trasformarsi in risorsa energetica a kilometro zero, con benefici economici e ambientali per la comunità. A sostenerlo è la filiera del cemento e del calcestruzzo, rappresentata da Federbeton, che si schiera a favore sostiene l’economia circolare. Lo conferma l’intervento in audizione in commissione Ambiente del Senato sulle proposte di direttive del Pacchetto di Economia circolare, del direttore generale di Federbeton. Il manager ha espresso apprezzamento per le proposte della Commissione europea, che segnano un passo importante nella direzione di un’economia più efficiente e sostenibile, con potenziali benefici effetti anche per la crescita. La filiera del cemento-calcestruzzo può dare un contributo fattivo allo sviluppo dell’Economia circolare, contribuendo a recuperare i ritardi che attualmente si registrano in Italia rispetto al resto dell’Europa, è il parere dell’associazione.
Che cosa si può fare
Due in particolare gli ambiti di applicazione di principi di circolarità: l’incremento del recupero di materia ed energia dai rifiuti nella produzione del cemento e l’utilizzo di materiali da riciclo come aggregati per il calcestruzzo nel calcestruzzo. Soluzioni che possono avere significative ricadute positive per la collettività nello spirito dell’economia circolare. Si tratta di pratiche ampiamente diffuse nel resto d’Europa, che da noi registrano ancora ostacoli e resistenze di varia natura. Il recupero di materia e di energia dai rifiuti nella produzione del cemento è considerato a livello europeo una delle migliori tecniche disponibili per minimizzare l’impatto ambientale, ridurre le emissioni di CO2 e risparmiare risorse naturali. Mentre il settore cementiero europeo, grazie all’utilizzo di combustibili alternativi, ha evitato 17 milioni di tonnellate di CO2, in Italia le opposizioni territoriali, spesso innescate da comitati locali, hanno limitato fino ad oggi l’applicazione sul territorio di tale pratica. Le cementerie italiane potrebbero infatti realizzare in tutta sicurezza percentuali di sostituzione di combustibili tradizionali con combustibili alternativi ben più elevate rispetto al 13% di oggi, che va comparato con una media europea ormai prossima al 40%. Ai livelli attuali di produzione sarebbero dunque in grado di utilizzare, in parziale sostituzione di prodotti petroliferi, circa 1,2 milioni tonnellate all’anno di combustibili derivati dai rifiuti con risvolti sociali, economici e ambientali positivi.
Demolire e recuperare
Anche il recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) potrebbe essere incrementato nella produzione del calcestruzzo. Purtroppo la non completa tracciabilità dei flussi di recupero, derivante in parte dall’applicazione della normativa e in parte dal cosiddetto “sommerso” – ancora consistente soprattutto in alcune zone del Paese – ha finora limitato lo sviluppo, e di conseguenza gli effetti positivi, di tale pratica che andrebbe invece incentivata attraverso evoluti sistemi di monitoraggio dei rifiuti da C&D e adeguate limitazioni allo smaltimento in discarica.
Federbeton auspica che l’approvazione delle misure proposte dalla Commissione europea ed il loro recepimento nel nostro Paese riducano la complessità degli iter autorizzativi per le attività di recupero rifiuti, velocizzando i tempi per il rilascio delle necessarie autorizzazioni. La Federazione suggerisce anche che tali misure vengano accompagnate da adeguate campagne di informazione istituzionale a livello capillare sul territorio, rivolte a enti locali, cittadini, comitati, enti di controllo e imprese, che ne facilitino la comprensione e l’attuazione a livello locale.