Fase 2, un problema per chi ha figli

Genitori in difficoltà nella prossima Fase 2, quella di un graduale ritorno al lavoro. Il problema è la gestione dei figli per chi non ha nonni disponibili a sostituirsi a un asilo o alla scuola. A sottolineare il problema è una società che ha come business procurare assistenza alle famiglie. Yoopies, la piattaforma in questione, ha chiesto alla sua community di famiglie come affrontano la situazione. Premessa: visto che le famiglie della comunità hanno la necessità di ottenere servizi di supporto, è lecito attendersi una particolare sensibilità al problema. Altro aspetto di cui tenere conto: lo studio di Yoopies è stato condotto su un numero imprecisato di soggetti: 10, 100, 1000? Non è specificato nell’esito dell’analisi comunicato.

Fonte: Yoopies
Fonte: Yoopies

Ecco, comunque, i dai dati resi noti dallo studio Yoopies, durante il confinamento in circa l’87% dei nuclei familiari analizzati almeno uno dei due genitori è potuto rimanere a casa, potendosi quindi occupare dei bambini. Solo nel 13% dei casi, entrambi i genitori hanno continuato a lavorare fuori casa, in quanto lavoratori dei settori essenziali. Analizzando poi l’orizzonte temporale post confinamento, dal 4 maggio in avanti, vediamo come le famiglie prese in esame si dividano in due gruppi: il 53% in cui entrambi i genitori dovranno tornare a lavoro, il 47% in cui uno dei due genitori potrà rimanere a casa con i bambini, lavorando in smart working o senza lavorare causa sospensione dell’attività lavorativa.

Per i genitori che dovranno tornare al lavoro fuori casa, fra le soluzioni per la gestione e la cura dei figli emergono il ricorso ad una baby sitter (50%), l’aiuto di amici e parenti (30%), mentre rimane fuori il 20% dei genitori che dichiara di non aver ancora trovato una soluzione e di star pensando all’estrema possibilità di sospendere ulteriormente la propria attività lavorativa (pesando ancora di più sul bilancio familiare già messo in crisi dal confinamento).

In generale e sul lungo periodo, nonostante i comprensibili timori legati al virus e al rischio di contagio, il 67% dei nuclei familiari analizzati vede la baby sitter come l’unica soluzione possibile per avere la possibilità di riprendere l’attività lavorativa. Soprattutto escludendo la possibilità di iscrivere i bambini ai centri estivi che normalmente supportano i genitori durante la chiusura delle scuole. Inoltre, il 48% dei genitori ha già richiesto o intende richiedere il Bonus baby-sitting emergenza covid-19 valutandolo, però, insufficiente per coprire la reale esigenza legata all’emergenza: trovare una soluzione sostenibile di assistenza all’infanzia nei prossimi mesi.

Anche i genitori che potranno rimanere a casa coi figli dopo il 4 maggio – tra questi il 52% lavorerà da casa in Smart working – avvertono la difficoltà di conciliare la vita professionale con la gestione dei bambini, sia per chi ha bimbi più piccoli alla cui cura è necessario dedicarsi sia per chi ha bambini in età scolare che hanno bisogno di supporto per compiti e accompagnamento scolastico. Il 75% dei genitori dichiara, infatti, di fare molta fatica a portare a termini i progetti di lavoro dovendosi occupare dei bambini.

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