L’architetto australiano Stephen Sainsbury ha passato anni alla ricerca di materiali con il minor impatto ambientale possibile per realizzare il suo progetto: Ecoshelta, un sistema di costruzione modulare prefabbricato. Certo, a vedere la struttura assemblata viene qualche dubbio che si tratti di bio edilizia. Eppure c’è il legno eco friendly, i rivestimenti delle pareti e del pavimento sono realizzati con prodotti riciclabili, solo quell’elemento ondulato lascia un po’ perplessi. Infatti, sembra una lamiera, e lo è. Ma è in una lega speciale in alluminio, frutto di 20 anni di studio, durevole e altamente resistente, riciclabile più volte con il minimo impatto, cinque volte più forte dell’acciaio, ma con un peso ridotto della metà e così duttile che ne basta un quarto. Ottime qualità senza dubbio, che però non fanno di questa lega proprio un’alternativa verde. Ma poiché questi edifici modulari sono stati progettati originariamente per resistere a temperature e condizioni estreme, per esempio, in zone con pericolo incendi e uragani, l’uso dell’alluminio li rende già classificabili come idonei. L’altro aspetto convincente, almeno nei paesi dove regna il Diy (do it yourself), è che per assemblare un edificio di media metratura occorrono circa 3mila viti, tutte uguali: basta un solo cacciavite invece che dalla brugola. E proprio come un mobile Ikea, i materiali sono trasportabili ovunque: a Hong Kong è stato installato come padiglione in un giardino. L’unità di base costa 25 mila dollari, ma si può personalizzare scegliendo tra 12 modelli diversi per una spesa media tra i 38 ai 45 mila dollari, fino a 270 mila dollari per 150 metri quadrati.