Viene dal Messico, e non a caso, l’attività imprenditoriale che trasforma un problema ambientale in una soluzione abitativa di housing sociale. Infatti, EcoDomum è una start up che utilizza la plastica come materia prima per la creazione di pannelli da parete e tetto a basso costo. Nel paese latino americano se ne consumano circa 5 milioni di tonnellate e questo programma di edilizia sovvenzionata potrebbe essere una svolta in emtrambi gli ambiti con famiglie che potrebbero pagare solo circa 5 mila pesos (circa 280 euro) per una casa di 130 metri quadrati. La longevità della plastica e di conseguenza la durabilità di questi pannelli è l’elemento chiave degli alloggi a prezzi accessibili, almeno in quelle parti del mondo dove povertà e rifiuti plastici sono legati da un nodo difficile da sciogliere.
I pannelli, che misurano circa due metri e mezzo di lunghezza e 1 metro e 20 di larghezza per 2,5 centimetri di spessore, e sembrano essere resistenti ed impermeabili, sono prodotti al ritmo di 120 al giorno. Per edificare una casa ne servono 80, pari a 2 tonnellate di rifiuti e lo stabilimento converte in elementi costruttivi 5,5 tonnellate in una giornata di lavoro. La società raccoglie tutti i tipi plastica, dalle bottiglie ai vecchi giocattoli, seleziona quelli che si sciolgono senza emettere fumi nocivi, li taglia e li cuoce per mezz’ora in un forno a 350 gradi.
Quindi il liquido passa attraverso una pressa idraulica, che simultaneamente comprime e cristallizza la plastica dandole la forma dei pannelli. Il progetto non solo ha un grande potenziale come housing sociale e aiuta a ripulire l’ambiente ma può anche contribuire a stimolare l’economia locale: lavorando direttamente con chi raccoglie i rifiuti si possono pagare salari più elevati in cambio di una fornitura costante di materie prime per l’impianto. EcoDomum ha già costruito più di cinquecento di queste case prefabbricate in plastica in varie città del Messico, e sta lavorando per espandersi in tutto il paese nel 2016.
