Decreto Salva Casa, un’arma a doppio taglio per chi ha subito abusi edilizi?

Salva casa

Il cosiddetto decreto Salva casa è entrato in vigore non senza (come spesso avviene) cancellare dubbi interpretativi. Insomma, fatta la legge trovato l’inghippo.

Uno degli interrogativi che si sono posti fin da subito riguarda l’applicabilità di quello che assomiglia a un condono, al pregresso.

Se correggere gli abusi edilizi minori all’interno di un appartamento è, appunto, l’obiettivo della legge e, quindi, è scontato che l’irregolarità sia pregressa, caso diverso è quello delle contestazioni in corso di giudizio o già passate in giudicato. Cioè per quei procedimenti arrivati già in causa giudiziale e che hanno compiuto i primi passi sul cammino della giustizia, oppure hanno registrato una sentenza del tribunale.

Che, però, aveva operato considerando le regole precedenti. Il Consiglio di Stato, per esempio, a settembre si è già pronunciato in merito con una sentenza che chiarisce in parte l’applicazione della legge Salva casa.

Nello specifico, il massimo giudice speciale amministrativo ha esaminato il caso di un cambiamento di destinazione da deposito a residenza multato dal Comune di Napoli nel 2019 con l’aggiunta di una riduzione in pristino, cioè, con l’obbligo di rimozione di quanto costruito volta alla tutela dell’igiene e del decoro dei cittadini.

Il Consiglio di Stato ha stabilito, però, che l’abuso in questione rientra nella sanatoria appena approvata, che prevede di cancellare l’irregolarità con il pagamento di quanto previsto per legge.

Secondo il giudizio espresso, quindi, una sentenza sfavorevole al privato, che sia emessa applicando il regime antecedente la legge 105 (il Salva casa), non impedisce al soggetto in questione di presentare una nuova domanda, che sospenda l’efficacia degli atti impugnati, almeno fino a una nuova pronuncia del Comune che applichi il nuovo provvedimento.

E questo anche se esiste una sentenza pregressa, come nel caso di Napoli, che stabilisce si sia trattato un abuso edilizio.

Ma, attenzione: ora il privato in questione dovrà fare domanda al Comune di poter applicare il Salva casa, sanando l’irregolarità come previsto dalla legge. Tutto a posto?

Non esattamente, perché il Comune di Napoli potrebbe respingere la richiesta e, in questo caso, tornerà efficace l’ingiunzione di ripristino emessa in precedenza.

Con prevedibile successivo ricorso, con gli altrettanto prevedibili tempi lunghi: basti pensare che la sanzione del Comune è di cinque anni fa e la vicenda non è ancora giunta al termine.

Non solo. Più in generale, rimane il problema di chi l’abuso non l’ha commesso, ma l’ha subìto. Per esempio, vicini di casa che possono essere stati danneggiati dalla irregolarità e per questo hanno sporto denuncia.

Ora, con una sanatoria che comprende ciò che è già arrivato in tribunale, si trovano con la prospettiva di vedere allontanarsi l’eliminazione delle opere abusive.

di Alessandro Bonvicino

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