La grande crisi delle costruzioni in Italia, dopo un volo sull’economia mondiale. E le tendenze per i prossimi anni. All’evento organizzato alla Triennale di Milano, The 78 Euroconstruct Conference, il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, ha scandito lo scenario e le previsioni del mondo delle costruzioni a colpi di numeri e slide. In un contesto in cui le economie dei Paesi emergenti continueranno a crescere, con qualche new entry, come Colombia e Perù, i mercati in cui l’edilizia nei prossimi tre anni avrà un forte impatto sul Pil nazionale, non saranno quelli europei. Bel Vecchio Continente la crescita resterà debole, e ancora di più in Italia. A questo si aggiungono, per il mercato domestico, i problemi arretrati, come lo scoppio della bolla del fotovoltaico (oltre 8 miliardi investiti in pannelli che, in gran parte, oggi costano meno della metà) e le condizioni dell’economia italiana, che sembra avere smarrito la strada della crescita. «Forse per un problema psicologico: siamo depressi», ha chiosato il direttore del Cresme. Bellicini ha anche presentato la fotografia del mercato delle costruzioni in Italia, basandosi sui numeri dell’analisi che presenta il supplemento I bilanci delle costruzioni del mensile YouTrade, in distribuzione tra pochi giorni. Dall’analisi su un migliaio di imprese emerge come negli anni scorsi, compreso il 2014, ci sia stata in Italia una spietata selezione. E a uscire dal mercato sono stati soprattutto due tipologie di aziende: quelle con un fatturato sotto i 25 milioni, troppo piccolo per poter reggere il peso della crisi, e quelle che stanno aspettando che ritorni una crescita dell’edilizia come negli anni passati. In sostanza, quelle che non hanno saputo innovare.
Le previsioni? Bellicini non si è sbilanciato troppo, prefigurando uno scenario positivo (fine delle tensioni internazionali, Ucraina in testa) e uno negativo, che comprende lo scoppio di una bolla finanziaria negli Stati Uniti. Se non ci saranno scossoni, il 2015 per le costruzioni sarà migliore, ma senza crescita di rilievo. Andrà meglio il 2016 (gli investimenti torneranno a salire del 2,9%), quando anche l’edilizia residenziale ritroverà un trend in ascesa. Ma senza tornare ai livelli precedenti. E continuerà il trend delle ristrutturazioni-riqualificazioni: un’area di attività che non interessa solo l’Italia (170 miliardi il valore nel 2014), ma l’intera Europa: vale 69,4 miliardi contro i 25,9 del nuovo. Nel 2015, però, si assisterà a una ripresa degli appalti pubblici, che potrebbe dare un nuovo impulso al mercato.
Ma, attenzione: in ogni caso le aziende del mondo delle costruzioni dovranno essere state capaci di reinventarsi. Per chi opera sul campo sarà necessario introdurre una forte digitalizzazione dei processi, a partire dalla fase della progettazione. E anche le imprese della distribuzione non potranno più ignorare il mondo del web, a partire dall’e-commerce, un sistema di distribuzione che sta prendendo piede, a partire dall’esperienza degli Usa, dove Amazon ha già introdotto nel catalogo anche la vendita di prodotti idrotermosanitari. C’è, poi, un enorme potenziale di crescita nell’elettronica che entrerà a far parte in modo prepotente della cosiddetta home automation. Non solo domotica, ma anche dispositivi per la sicurezza, per la gestione delle risorse, dell’energia. Insomma, dopo questa indigesta dieta che dura da sei anni, il mondo delle costruzioni è alla vigilia di una rivoluzione che ne cambierà per sempre i connotati. Sta alle imprese adeguarsi per tempo per saper cogliere l’opportunità. Oppure uscire dal mercato.