Facile come bere un bicchier d’acqua. Una cosa è certa: le lingue, con le loro espressioni idiomatiche, spesso la dicono lunga su alcuni tratti culturali che, magari a nostra insaputa, ci appartengono, e offrono un interessante spunto per ulteriori, e talvolta inedite, riflessioni.
Per esempio, in Italia troppo spesso la risorsa idrica è percepita come di facile accesso e, cosa ancor più grave, infinita. A questa affermazione fuorviante, però, si possono sollevare due obiezioni. La prima è che, secondo dati Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), nel 2019 nel nostro Paese l’8,6% delle famiglie ha lamentato irregolarità nell’erogazione dell’acqua potabile.
La seconda obiezione riguarda invece il fatto che questo modo di pensare, poco consapevole sull’uso dell’acqua, non è una caratteristica esclusivamente italiana: benché l’Italia sia tra i Paesi meno virtuosi nel Vecchio Continente, i consumi medi a persona negli Stati Uniti si aggirano su una media quasi doppia rispetto a quella attribuita al cittadino europeo.
Solo lo 0,007% dell’acqua è potabile
Per tornare, invece, alla risorsa idrica presunta senza fine, ognuno di noi è consapevole, in fondo, che non è così. Basti pensare che attualmente la popolazione mondiale si attesta a circa 7 miliardi di persone (tendenzialmente in aumento), mentre solo lo 0,007% dell’acqua totale presente sul nostro pianeta è da considerarsi potabile.
Almeno 1,2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso ad acqua pulita, un problema che nei Paesi più fragili provoca un numero di vittime maggiore a quello attribuito ai conflitti armati. Fin qui, purtroppo, niente di nuovo.
Ciò che molti ancora ignorano, invece, è che il prossimo futuro potrebbe riservare una drastica riduzione della risorsa idrica, persino nei territori attualmente esenti da questa problematica.
Le cause sono molte: i cambiamenti climatici, l’incremento demografico e il conseguente aumento del fabbisogno energetico, ma anche la gestione inefficiente del prelievo delle acque dai bacini e della successiva fase di approvvigionamento (particolarmente grave, ahinoi, in Italia) e i consumi di acqua non sempre efficienti per le diverse destinazioni d’uso (agricola, industriale e civile).
Cambiamenti climatici e disponibilità di acqua
In che modo i cambiamenti climatici influenzeranno o, a ben guardare, stanno cambiando la disponibilità di acqua nel pianeta, e con quale impatto nelle attività umane?
A questi quesiti è possibile trovare risposta nel Rapporto speciale Ipcc (sigla che sta per IntergovernmentalPanel on Climate Change) su oceano e criosfera in un clima che cambia. Tra parentesi, con il termine criosfera si indicano tutte le regioni e le aree del pianeta in cui l’acqua ha forma solida, compresi i mari, i laghi, i fiumi, le superfici innevate, i ghiacciai, le calotte polari, e il suolo sotto zero.
Secondo il rapporto, le conseguenze del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci potranno incidere non solo sull’approvvigionamento dell’acqua dolce, ma anche sulla produzione di energia idroelettrica, e su infrastrutture, trasporti, sicurezza alimentare, turismo, salute e benessere.
Da una parte, infatti, l’arretramento dei ghiacciai in alta montagna contribuisce ad alterare la disponibilità e la qualità dell’acqua a valle, con conseguenze per molti settori quali agricoltura e idroelettrico. Dall’altra, ghiacciai e calotte polari perdono massa e contribuiscono così al tasso crescente di innalzamento del livello del mare.
Hoesung Lee, presidente dell’Ipcc, in occasione della presentazione del rapporto, nel settembre del 2019, ha commentato: «Il mare aperto, l’Artico, l’Antartide e le regioni d’alta montagna possono sembrare assai distanti per molte persone, ma noi dipendiamo da loro, siamo influenzati da loro in molti modi, diretti e indiretti, che riguardano meteo e clima, cibo e acqua, energia, attività commerciali, trasporti, tempo libero e turismo, salute e benessere, cultura e identità». Insomma, un monito per chi ancora dovesse sentirsi al sicuro.
Nel 2030 metà della popolazione vivrà in aree a scarsità idrica
Secondo le Nazioni Unite, già nel 2030 circa la metà della popolazione mondiale vivrà in aree soggette a stress e scarsità idrica. Situazione che riguarderà anche l’Europa e, naturalmente, anche l’Italia.
Una prima stima dell’impatto del cambiamento climatico sulle risorse idriche nel nostro Paese è quella effettuata da Ispra, attraverso il modello di bilancio Bigbang (Bilancio Idrologico Gis Based a scala nazionale su Griglia regolare), nel quale su tre orizzonti temporali (2030, 2050 e 2090) di previsione vengono ipotizzati quattro differenti scenari.
Se quello più negativo arriva a prevedere una riduzione della disponibilità idrica fino al 90% in alcune aree del nostro territorio, quello che viene maggiormente preso in considerazione dagli esperti ipotizza, in una situazione di media gravità e a medio termine, una percentuale di diminuzione della risorsa idrica intorno al 40% rispetto ai livelli attuali.
Dispersione idrica e Italia sprecona
Non solo stiamo esaurendo le nostre riserve d’acqua pulita primarie, ma disperdiamo questa risorsa anche nel suo tragitto. Un’affermazione particolarmente vera per l’Italia, anche se con differenze rilevanti da settore a settore.
È ciò che emerge con chiarezza dal rapporto Water management 2018 redatto da Energy Strategy e dal Politecnico di Milano dal quale affiora che, in Italia, il prelievo di acqua ogni anno supera i 33 miliardi di metri cubi, di cui viene impiegato solo il 78%, corrispondente a un totale di 26 miliardi di metri cubi: il restante 22% si spreca per le perdite nel sistema di approvvigionamento.
Ma non solo: il dato si aggrava spaventosamente se ristretto al settore civile, in cui le stime della perdita ammontano all’87% del totale prelevato.
Vale la pena, dunque, soffermarsi proprio su questa nota particolarmente dolente. Nello stesso report, infatti, si legge che il volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile è pari a quasi 9 miliardi di metri cubi, per un volume immesso nelle reti comunali di distribuzione di acqua potabile pari a circa 8,2 miliardi di metri cubi, corrispondenti a 380-400 litri al giorno per abitante. Il volume di acqua effettivamente erogata, poi, è pari a circa 4,8 miliardi di metri cubi, che corrispondono a un consumo giornaliero di 230-240 litri per abitante. Lo spreco, quindi, avviene sia per un atteggiamento poco virtuoso nel consumo d’acqua nelle famiglie, ma anche a causa di una rete di infrastrutture non adeguate, in parte datate e realizzate con materiali inadatti e poco salubri.
Efficienza idrica come priorità
Sembra chiaro che l’efficienza idrica debba iniziare a essere percepita come una priorità, ancora prima che diventi una vera emergenza. Come tale, occorre affrontarla mettendo in campo delle azioni di salvaguardia sui fronti più problematici.
Magari, con una strategia nazionale dedicata, così come già accade, per esempio, per energia e mobilità. Questa strategia deve considerare, come abbiamo visto, il miglioramento delle infrastrutture per l’approvvigionamento di acqua, in particolare nel settore civile, ma anche un adeguamento degli impianti e delle infrastrutture destinate al settore depurativo, con l’obiettivo di investire sempre di più sul riciclo e sul riutilizzo sicuro dell’acqua.
Non a caso, tra gli obiettivi dell’agenda 2030 c’è il dimezzamento della percentuale delle acque reflue non trattate. Ma non solo: occorre sensibilizzare l’utente privato su questa tematica, perché anche l’uso poco consapevole dell’acqua induce a sprecare questa risorsa, spreco che potrebbe essere contrastato più facilmente grazie a sistemi di contabilizzazione chiari, oppure con l’uso di dispositivi a scarico ridotto, come quelli incentivati dal cosiddetto bonus rubinetti.
Bonus idrico 2021
Il bonus idrico 2021, meglio conosciuto come bonus rubinetti, è un contributo economico per la riqualificazione energetica dei servizi igienici domestici, con un tetto di spesa massima per intervento di mille euro, che diventa di massimo 5 mila euro per gli esercizi commerciali, da utilizzare entro il 31 dicembre 2021, e che non va confuso con altre iniziative di riqualificazione rientranti nell’ecobonus e bonus ristrutturazioni.
L’incentivo è riconosciuto per interventi di sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi a scarico ridotto e di apparecchi di rubinetteria sanitaria, soffioni doccia e colonne doccia esistenti con nuovi apparecchi a limitazione di flusso d’acqua, su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o singole unità immobiliari.
Nella Legge di Bilancio 2021 è stato istituito un Fondo per il risparmio delle risorse idriche, con una dotazione di 20 milioni di euro per il 2021.
Le spese ammissibili alla contribuzione sono quelle sostenute per:
• la fornitura e posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri e relativi sistemi di scarico, comprese le opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e dismissione dei sistemi preesistenti
• la fornitura e installazione di rubinetti e miscelatori per bagno e cucina, compresi i dispositivi per il controllo di flusso di acqua con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto e di soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto, comprese le eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e dismissione dei sistemi preesistenti.