Niente sarà più come prima. Ne sono convinti gli amministratori di condominio, alle prese con le nuove norme della disciplina 220/2012 entrata in vigore il 18 giugno 2013, che sta modificando la professione, aggiungendo al semplice ruolo amministrativo-contabile quello di «guida» delle attività condominiali, con veri e propri skills manageriali. Di questo si è parlato al tavolo tecnico della rivista Condominio sostenibile e certificato, nella sede Anaci di Bergamo (Associazione amministratori condominiali e immobiliari). Presenti, oltre al presidente Agostino Manzoni (Anaci Bergamo), amministratori di condominio, prestatori d’opera e di servizi, ed esperti tra cui Umberto Anitori, Federico Della Puppa, professore di economia all’Università Iuav di Venezia, da anni impegnato sui temi dello sviluppo sostenibile, e Roberto Di Lellis, giornalista del Mondo.
«I condòmini vogliono spendere poco e avere servizi», ha spiegato Anitori. «Noi amministratori non dobbiamo essere solo i contabili che provvedono agli incassi e ai pagamenti, ma dobbiamo diventare manager che consigliano sulle opportunità di risparmio offerte dagli interventi di efficientamento energetico e manutenzione programmata degli edifici». Secondo Anitori, «l’amministratore deve essere in grado di consigliare dal punto di vista tecnico e fiscale, ma anche di avere i contatti con le aziende che garantiscano soluzioni efficaci a un prezzo ottimale».
La gestione degli stabili è un argomento non marginale nel nostro Paese, considerando che in Italia ci sono circa 1 milione di condomini, che si sommano a circa 27 milioni di unità immobiliari (di cui 14 milioni di alloggi residenziali occupati da famiglie). «Il 60% dei condomini è stato costruito prima del 1976, e l’82% prima del 1991, quindi si tratta di alloggi energeticamente non sostenibili», ha ricordato Della Puppa. «Su 400mila condomini con riscaldamento centralizzato, oltre il 60% ha impianti vecchi di oltre 15 anni, quindi obsoleti e inefficienti. C’è dunque un gran lavoro da fare in termini di valorizzazione del patrimonio esistente e di riqualificazione, ma anche di informazione e formazione degli utenti rispetto alle opportunità e potenzialità di questi interventi». Un’attività di divulgazione che, secondo il professore della Iuav, può contare sugli oltre 25mila amministratori professionali e 30mila non professionali, in grado di introdurre politiche gestionali efficienti, con notevoli risparmi sui costi di gestione e un miglioramento del comfort abitativo degli inquilini.
Come? «Sfruttando tutte le opportunità di detrazione dei costi di ristrutturazione e di efficientamento energetico, con interventi che comportino risparmi immediati in bolletta», ha aggiunto Della Puppa. «Per esempio, installando caldaie a condensazione, sistemi di termoregolazione climatica con sonde esterne, applicando valvole termostatiche o installando sistemi di contabilizzazione individuale del calore per personalizzare la misurazione dei consumi».
Tasto dolente rimane l’investimento economico iniziale, a cui spesso gli inquilini non riescono a far fronte: «È necessario far capire ai condòmini l’importanza dei lavori di ristrutturazione energetica e strutturale, spiegandone le opportunità e il risparmio che essi offrono, con piani di ammortamento chiari e trasparenti, adeguati business plan e un uso intelligente degli incentivi (statali, regionali e comunali)». Proprio per aggirare l’ostacolo dell’investimento iniziale richiesto ai condòmini per la realizzazione di questi interventi, sono nate da qualche anno le Esco (Energy Service Company), società che si accollano il finanziamento degli interventi, remunerandosi fino alla fine del periodo di pay-back previsto attraverso il risparmio effettivamente conseguito in bolletta.
Come riqualificare il patrimonio, contenere e ottimizzare la spesa: scarica qui il dossier informativo di Federico della Puppa