Quando inizia un nuovo anno scatta in noi la modalità buoni propositi. Per favore, non fateli e se li avete già programmati, leggete la seguente citazione di Oscar Wilde e cestinateli: «I buoni propositi sono assegni che gli uomini incassano da una banca in cui non hanno il conto».
Nel 2022 servirà capire che cosa vogliamo veramente. Vogliamo continuare a giocare a ping-pong, cercando di respingere la pallina ogni volta che le avversità la schiacciano sul nostro campo, oppure la prossima volta che ci capita a tiro, imbracciamo una mazza da baseball e facciamo un fuori campo?
Per riuscirci servirà un colpo fuori dall’ordinario, capace di ispirare la nostra organizzazione e cambiare le regole del gioco, per sempre. In pratica, servirà una sfida.
Nella storia molti uomini hanno saputo ispirare le persone a remare contro corrente, per raggiungere un obiettivo comune. Tra questi solo uno lo ha fatto agendo in un brevissimo lasso di tempo: J.F. Kennedy, il 35esimo presidente degli Stati Uniti, morto dopo appena tre anni di mandato.
Non ci interessa l’uomo politico, siamo interessati alla sua azione ispiratrice. Tutti conoscono la celebre frase detta durante il suo discorso di insediamento: «Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese».
Parole capaci di smuovere l’indole patriottica di qualunque cittadino del mondo. Parole non casuali, che facevano parte di un disegno più ampio che Kennedy aveva ben chiaro in mente, per portare il suo Paese al livello successivo.
Appena sei mesi prima, durante la convenzione democratica che gli conferì il mandato per la presidenza, Kennedy disse:
«Siamo sul bordo di una Nuova Frontiera, la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni. Al di là di questa frontiera ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio, problemi irrisolti di pace e di guerra, peggioramento dell’ignoranza e dei pregiudizi, nessuna risposta alle domande di povertà ed eccedenze».
Nonostante siano passati più di 60 anni, le stesse parole avrebbe potuto pronunciarle Mario Draghi, senza temere di essere giudicato fuori dal tempo. La frontiera a cui si riferiva Kennedy era quella degli anni Sessanta, la nostra è quella degli anni Venti.
Allora signori, dove vogliamo arrivare entro questo decennio? Se rispondesse Kennedy direbbe le stesse parole pronunciate alla Rice University il 12 settembre 1962: «Scegliamo di andare sulla luna in questo decennio e fare le altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili; perché quell’obiettivo servirà a organizzare e misurare il meglio delle nostre energie e capacità, perché quella sfida è una sfida che siamo disposti ad accettare, una che non siamo disposti a rimandare e una che intendiamo vincere, e anche le altre».
Quale potrebbe essere un progetto equivalente allo sbarco sulla luna, per un rivenditore edile che cerca di dare il meglio di sé, in un settore poco innovativo e poco ricettivo nei confronti delle innovazioni?
L’epoca che stiamo vivendo rivela che l’uomo ha pensato più a distruggere che costruire, ma la situazione è cambiata. Oggi, il mondo delle costruzioni può scegliere di abbandonare l’edilizia degenerativa, quella che ha bruciato risorse preziose e avvelenato il mondo, per scegliere una nuova edilizia, rigenerativa e circolare.
Antesignana di questa filosofia Janine Benyus con le sue Città Generose, dove l’innovazione si ispira alla natura.
Sono città che intercettano l’energia solare, catturano carbonio, immagazzinano acqua piovana, fertilizzano il suolo, purificano l’aria e considerano i rifiuti una risorsa. Stiamo parlando di tetti solari con orti condominiali, edifici che utilizzano l’acqua piovana, asfalti che assorbono le bombe d’acqua dei temporali e poi la rilasciano lentamente nelle falde. Edifici che assorbono CO2, purificano l’aria, recuperano le acque reflue e trasformano i liquami in nutrienti per il suolo.
Tutte cose realizzabili con i prodotti già presenti nei magazzini edili o che potrebbero trovarvi posto a breve, per essere utilizzate in un nuovo progetto per il bene comune. Ma i rivenditori non possono fare tutto da soli, per raggiungere la luna serve una forte partnership con i fornitori.
Anche se la maggior parte di loro è poco ispirata, cosa che si evince dal loro marketing ordinario, ce ne sono molti che sognano di imbarcarsi per la luna. Stanateli e fate con loro un patto d’acciaio: «O luna o morte».
Se non li trovate tra quelli che conoscete del settore, cercatene altri in settori complementari, qualcuno vi sta già aspettando. A questo punto non sarà difficile completare il network di quelli che vogliono la luna, aggregando clienti e progettisti ispirati, ma tenete ben presente la cosa più importante: non chiedetevi come il vostro network può farvi guadagnare, chiedetevi come potete far guadagnare il vostro network.
di Marco Buschi, esperto di marketing e copywriting a risposta diretta in edilizia (da YouTrade n. 125)