Di fronte alla volontà di dotare la città di un nuovo spazio urbano o di rinnovarlo, l’amministrazione e il progettista incaricato quali riflessioni mettono in campo? Entrambi si porranno come obiettivo prioritario, oggi più che mai, quello di promuovere tutte quelle azioni che conseguano sinergicamente ad aumentare la sostenibilità ambientale urbana, la resilienza ai cambiamenti climatici e la sicurezza in casi di emergenza (covid insegna), promuovendo contemporaneamente stili di vita salubri, inclusione sociale e benessere in generale.
Tuttavia, quel che si registra ancor oggi sono spazi poco vivibili e attrattivi, qualche albero e una panchina qua e là. Insomma, spazi magari formalmente ben concepiti ma poco confortevoli e attraenti per i destinatari, le persone. Ai distributori di materiali per l’edilizia il compito di comprenderne la rilevanza e orientare le scelte materiche per la realizzazione di uno spazio che deve rispondere a molti requisiti: funzionali, ambientali, di sicurezza e capaci di resistere alla prova del tempo.
Tra le ragioni che mirano a restituire centralità allo spazio pubblico, quella riguardante gli importanti cambiamenti climatici assume un valore prioritario. In particolare, è interessante notare come gli spazi urbani siano in grado di rappresentare sia misure di adattamento (contenimento di fenomeni quali alluvioni, inondazioni, ondate di calore) sia misure di mitigazione (riduzione dei fenomeni che causano il surriscaldamento globale).
Spazi che, se ben concepiti e realizzati con gli adeguati materiali, possono contribuire all’abbassamento della temperatura dell’aria e alla riduzione dei livelli di CO2. Da una parte, dunque, misure che favoriscono una riduzione dell’isola di calore urbana, e dall’altra, come conseguenza diretta, misure che consentono un miglioramento delle condizioni di benessere termico, incoraggiando le persone a preferire quegli spazi urbani maggiormente confortevoli.
L’impiego di determinati materiali può peggiorare o mitigare l’effetto dei flussi energetici presenti in un’area urbana aumentando o contribuendo a contenere l’effetto dell’isola di calore urbana. Nelle attuali aree urbane, riconosciamo generalmente superfici scure, a
bassa permeabilità idrica e poca vegetazione. I materiali scuri e rugosi (per esempio, l’asfalto), definiti «materiali caldi», trasformano la radiazione solare in calore, successivamente rilasciato nell’aria per convezione e radiazione.
Nelle aree come la «pianura padana» dove vige la condizione di calma di vento, la prevalenza di materiali caldi favorisce un minore dissipamento del calore e un incremento di temperatura delle superfici anche di parecchi gradi oltre quella dell’aria. Questa condizione tende a peggiorare il microclima urbano, riducendo la vivibilità delle citta ed aumentando indirettamente il consumo di energia per il raffrescamento.
Adottando in alternativa materiali chiari o «materiali freddi», favoriamo la riduzione dell’isola di calore urbana. In linea generale trattasi di pavimentazioni caratterizzate da elevati valori di emissività termica e di potere riflettente (albedo). Sono materiali che riflettono di più la radiazione solare e migliorano l’evaporazione dell’acqua.
Parallelamente, non dimentichiamo che la vegetazione e le superfici permeabili riducono anch’esse le temperature delle superfici e dell’aria, favorendo la riduzione del consumo di energia e il conseguente miglioramento della qualità ambientale. E le pavimentazioni, più di coperture e facciate, influenzano in maggior misura le condizioni di comfort termico delle persone nello spazio urbano.
di Roberto Bolici, professore associato in Tecnologia dell’Architettura, Politecnico di Milano (da YouTrade n. 117)