Pur con i dubbi e le domande di sempre, la distribuzione edile continua a cercare una identità forte e compiuta.
Il XVII Convegno Nazionale di Youtrade saprà offrire spunti di riflessione, ma la strategia più evidente deve essere decisamente orientata al cliente
Il mondo della distribuzione edile continua a essere sotto i riflettori. Le sollecitazioni arrivano un po’ da tutte le parti. Del resto, se vogliamo essere al centro della filiera tante attenzioni sono inevitabili.
Una certa concentrazione ci viene richiesta dal mondo della produzione e da quello degli operatori edili, cui non mancano le occasioni per migliorare la propria professionalità.
Fiere e convegni sembrano infatti virare tutti nella direzione della formazione sulle nuove tecniche costruttive. Cose per imprese e artigiani, si potrebbe erroneamente pensare, ma non sarebbe davvero male se i rivenditori entrassero in contatto con i nuovi prodotti e se ne facessero promotori nei loro punti vendita.
Una sorta di aggiornamento parallelo per essere preparati ad accogliere materiali e sistemi che con ogni probabilità rappresenteranno una buona fetta dei fatturati del futuro, soprattutto nell’ambito della sicurezza nella sua più ampia accezione, ma anche ovviamente della sostenibilità.
Ancora, sollecitazioni arrivano dai convegni – citiamo con piacere il Convegno nazionale organizzato da questa rivista – che offre riflessioni sulle strategie per i prossimi anni.
Naturalmente, e questa è la premessa, la fine delle agevolazioni richiede una riflessione sostanziale su quelle che dovranno essere le mosse giuste in termini di investimenti nella propria azienda.
Anche in questo caso, le nuove tecnologie costruttive si ritagliano uno spazio importante, perché essere promotori di innovazione male non può fare. Si tratta, in sostanza, di una ulteriore occasione per essere propositivi e abbandonare una volta per tutte il vecchio adagio che si vende ciò che il cliente chiede.
Ma il Convegno di YouTrade si spinge un po’ più in là, parlando di investimenti sulla gestione interna, che è sempre un argomento delicato.
Una mano a fare chiarezza potrebbe darla il passaggio generazionale, un asset strategico, direbbero quelli bravi, ma anche una fase realmente critica come complesse sono tutte le azioni che riguardano il trasferimento del controllo di un’azienda che porta spesso vere e proprie trasformazioni strutturali. Quindi, tanta chiarezza proprio non me l’aspetto.
Può essere curioso sapere che una recente ricerca di Confartigianato afferma che nel 2022 la presenza di imprese famigliari nel tessuto imprenditoriale nazionale (quelle controllate da una persona fisica o da una famiglia, con almeno tre addetti) non solo si mantiene vitale, ma è anche cresciuta.
Più precisamente, la percentuale raggiunge l’80,9%, rispetto al 75,2% del 2018. E tutto questo nell’era delle (presunte, a questo punto) grandi concentrazioni.
Evidentemente, il dubbio è un batterio decisamente resiliente. È certo che il settore della distribuzione edile è differente da quello degli artigiani, ma forse non così tanto.
Infatti, molte imprese della distribuzione edile oggi si stanno interrogando su argomenti che sono gli stessi di sempre: devo investire nella mia azienda da imprenditore indipendente, magari cercando di ingrandirmi o di acquisire altre piccole realtà, o convincermi a entrare in organizzazioni commerciali più grandi e strutturate?
E poiché i dilemmi non vengono mai da soli: quanto tempo ho per prendere una decisione così importante? Se avessi una risposta certa a queste domande ve la scriverei al volo, ma non ce l’ho.
Forse è un problema di ambizione, oppure di scarsa fiducia nel prossimo. Se è complicato il ricambio generazionale, dove in fondo un figlio o un nipote prendono il posto di un padre o di uno zio, figuriamoci affidare la propria impresa a persone che, per quanto colleghi, sono dei perfetti estranei.
Ma il mercato sollecita una presa di posizione, invita a scelte precise. Più che altro, il mercato chiede una immediata individuazione dei ruoli, e non ama le sorprese.
Quindi, ma è un ragionamento come un altro, ci dobbiamo chiedere che cosa vogliamo davvero offrire ai nostri clienti. Che cosa vogliamo essere per loro. Rispondere a queste domande potrebbe aiutarci a definire le nostre scelte.
Se ne deduce che non siamo «noi» al centro dell’attenzione, ma i nostri clienti, come, in fondo, è giusto che sia. Ho riletto le ultime righe: sì, credo che sia proprio così.
di Roberto Anghinoni