La casa non è più un bene d’investimento, ma soprattutto destinato al proprio utilizzo. La pensa così il 74,5% degli italiani, secondo cui l’investimento nel mattone è finalizzato alla soddisfazione di un bisogno personale e diretto. Un sondaggio realizzato da Casa.it ha indagato se il mattone rappresenta ancora un investimento sicuro o se, con i tempi che corrono, gli italiani preferiscono tenere i soldi da parte o ricorrere a investimenti più redditizi e pagare un affitto. Ed è giunto a una conclusione: il 73,7% vede (erroneamente) il mattone come un investimento sicuro. Alla richiesta di motivare il sì al mattone, il 63% degli intervistati ha scelto la risposta più scontata, ovverosia la non convenienza dell’affitto nel lungo periodo. Il 17,5% di preferenze va invece alla motivazione «resta un bene che non si svaluta nel tempo». Se ne deduce che il mattone ha conservato la reputazione di bene rifugio malgrado i consistenti ribassi nelle quotazioni immobiliari succedutisi dal 2007 in poi. Altrettanto meritevole di riflessione è la posizione di quel 15,8% per cui essere proprietari di casa è rassicurante. La minoranza (23,7%) che nega fiducia al mattone ha addotto come motivazioni l’eccessiva tassazione e i costi di manutenzione (40%), l’incognita sull’effettivo aumento del valore (25%) e la difficoltà di smobilizzare in tempi brevi (25%). Appena il 10% ha menzionato la preferenza verso strumenti finanziari più flessibili e redditizi.
Avendo a disposizione un campione composto per il 56% da proprietari di casa e per il 44% da non proprietari, in larga misura giovani (18-25 anni) e giovani adulti (25-35 anni) ascrivibili per attività lavorativa al ceto medio, il sondaggio è andato a investigare sulle motivazioni che inducono gli italiani all’acquisto di un immobile o ad astenersi.
A favore del grande passo figura, innanzitutto, la preferenza per il mutuo rispetto all’affitto (50%), ma hanno un peso anche il disagio della condizione di inquilino (11,8%) e il sentirsi pronti a fare un investimento a lungo termine (11,8%).
Sull’altro versante, la più importante tra le ragioni ostative è senza dubbio la mancanza di disponibilità economica o di una sicurezza lavorativa (62%), seguita dalla difficoltà di accedere a un mutuo (19%) e dai costi esorbitanti di una casa di proprietà (19%).
A metà strada tra i due opposti c’è la situazione di quel 23% di intervistati che hanno ottenuto l’intestazione di una proprietà di famiglia e la disarmante sincerità dell’8% che ammette di trovare più comodo stare ancora con i genitori.