Cantone: il Codice non frena gli appalti pubblici

Il presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Raffaele Cantone, è intervenuto presso la commissione Lavori Pubblici del Senato per riferire sull’attività dell’Autorità in materia di appalti. Le parole di Cantone sembrano essere in sintonia con quanto affermato in altre occasioni da Finco (Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni e la Manutenzione). 

«Sul codice dei contratti pubblici vi sono degli equivoci da chiarire», ha spiegato Cantone . «Il collegamento diretto tra una presunta crisi degli appalti pubblici e il nuovo Codice è smentito dai numeri. Nel 2017 il numero delle procedure è in aumento e la crescita è continua. Nessuno nasconde che esistano problematiche concrete nella gestione dei contratti pubblici, anche a seguito dell’entrata in vigore del codice e delle relative nuove norme, la cui applicazione non è ancora integrale. Le maggiori novità sono la qualificazione delle stazioni appaltanti, l’albo dei commissari di gara estratti a sorte, e il rating di legalità. Su quest’ultimo aspetto ci sono delle oggettive difficoltà».

Secondo il presidente dell’Authority, la ripresa degli appalti pubblici è significativa nell’ambito dei servizi e delle forniture, ma minore nel settore dei lavori pubblici.

Sotto il profilo dell’attuazione l’Autorità ha emanato 7 linee-guida obbligatorie su 10 previste per legge. Fra le mancanti, 2 saranno emanate a breve e per l’ultima serve un Dpcm. Inoltre l’Anac ha emanato altre 7 linee guida non obbligatorie su temi sensibili per aiutare gli operatori.

La scelta dell’offerta economicamente più vantaggiosa rischia di essere un aggravio per le stazioni appaltanti così come l’obbligatorietà della progettazione definitiva per qualsiasi tipologia di lavoro, quindi forse si possono introdurre meccanismi di semplificazione sotto questo profilo.

Palazzo Madama

Le parti del codice che si stanno dimostrando complicate vanno assolutamente semplificate, a patto che con il termine semplificazione si intenda il miglioramento delle procedure per ottenere risultati e non per l’ottenimento di un sistema di mani libere e di elusione come con la Legge obiettivo. Quel sistema non è riuscito ad impedire fenomeni di corruzione. Dunque le semplificazioni devono agevolare una ripresa del settore degli appalti pubblici. Le proposte di miglioramento sono già state presentate dall’Anac al Mit nell’ambito del tavolo di lavoro sul Codice. Cantone ha manifestato la sua disponibilità a fornire informazioni e dati che riguardano l’Istituto della vigilanza collaborativa.

I senatori, a questo punto, hanno incalzato Cantone con una serie di domande. Rispondendo ai quesiti, in riferimento alle stazioni appaltanti Cantone ha affermato che c’è bisogno di un meccanismo di qualificazione corretta. Molti enti locali non vedono con favore l’idea di non poter più appaltare le opere pubbliche. È inoltre fondamentale valutare la possibilità di introdurre un sistema di silenzio-assenso che consenta di ampliare il ricorso all’istituto del precontenzioso congiunto, vincolante per le parti, e consentire così agli appalti medio-grandi di non gravare sulla giustizia amministrativa.

I tariffari regionali, invece, destano qualche perplessità. Secondo Cantone, per esempio, con i controlli di vigilanza collaborativi sul Giubileo del 2016 tutti i lavori appaltati hanno subito una riduzione del 40%. Se sono arrivati a questa cifra vuol dire che le cifre poste a base di gara, basate sul tariffario, potevano essere molto più basse. Ci devono essere dei meccanismi di trasparenza sulle tariffe ma vi sono forti dubbi circa la creazione di possibilità di istituire un tariffario unico nazionale.

In riferimento alle varianti vi sono due scuole di pensiero: taluni vogliono ridurle, altri liberalizzarle. Anac è per una riduzione. Non si scandalizzerebbe se si prevedesse un regolamento molto forte, unicamente per la fase esecutiva, in modo tale da renderle quasi impossibili.

Sempre secondo l’Anac, l’offerta economicamente più vantaggiosa così come è strutturata rischia di favorire la corruzione e non di allontanarla, perché è molto complicata da calcolare e in assenza dell’estrazione a sorte dei commissari c’è il rischio che vengano confezionati bandi su misura. In numerosi ambiti sono state adottate misure anticorruzione. L’impatto di queste ultime, per attestare la qualità della forma di prevenzione, è tuttavia molto difficile calcolarlo poiché, se non accadute, non vuol dire necessariamente che è merito della prevenzione. È un problema che sconta in generale tutta la prevenzione, non solo quella in chiave anticorruzione. È molto più semplice calcolare le misure repressive, che si fondano su numeri certi, come gli arresti. Segnala comunque che l’Italia ha recuperato 15 posizioni nella classifica di Transparency international da quanto è stata istituita l’Anac.

Cantone ha anche manifestato la sua perplessità sull’introduzione di sistemi unici di qualificazione per i giovani professionisti mentre si è dimostrato concorde sia sulla tematica del progetto definitivo ai fini del finanziamento che sull’obbligatorietà del concorso di architettura.

Più in generale, la tematica del blocco degli appalti non deriva dalle norme ma dalle difficoltà dell’amministrazione di fare la propria parte, poiché spesso non ha le capacità progettuali necessarie. Sulla tempistica, le principali problematiche sono dovute al fatto che Anac ha una forte necessità di implementazione del personale, quindi può accadere che i procedimenti di vigilanza si concludano in ritardo.

In merito all’ultimo quesito, il rapporto con i segnalanti è molto difficile da gestire. Vi sono segnalanti che chiamano più volte nell’arco della giornata e che molto spesso non comprendono il ruolo e le competenze dell’Autorità. Generalmente vi sono circa 500 esposti al giorno e 50 di essi consistono in segnalazioni sui lavori pubblici.

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