Bergamo 2035, arriva il modello di città smart

Si chiama Bergamo 2.035. Il numero indica una data e, per inciso, anche il prefisso telefonico della città orobica. Il numero sta anche a significare un traguardo entro cui trasformare un centro importante, ma di provincia, in una metropoli smart, a misura di esigenze umane grazie alla tecnologia. Il progetto è stato presentato dalla Fondazione Italcementi e dall’Università degli Studi di Bergamo, in collaborazione con Harvard Gsd. L’idea è ambiziosa: non sono spingere Bergamo a un salto di qualità, ma diventare anche un modello valido per il resto d’Italia e, perché no? anche per gli altri Paesi. Il sipario di Bergamo 2.035: un’idea di città in un mondo che cambia è stato alzato da i.lab, il centro studi di Italcementi, dalla Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti, Italcementi, e Università degli Studi di Bergamo.

L’idea non è destinata a rimanere un volo pindarico: il programma Bergamo 2.035 è già stato  avviato a gennaio 2013 in collaborazione con la Graduate School of Design di Harvard. Il progetto di ricerca è durato circa due anni. Risultato: sono state individuate sette aree progettuali incentrate su una efficace interazione tra la popolazione, le istituzioni, gli stakeholder, le infrastrutture tradizionali e quelle più moderne. L’obiettivo è produrre una crescita economica sostenibile e una elevata qualità di vita, attraverso una gestione partecipativa e intelligente delle risorse naturali e grazie a una diffusa capacità di apprendimento e di innovazione.

La ricerca contiene progetti pilota per la mobilità sostenibile per una riduzione dell’utilizzo delle auto private a favore dello sviluppo del trasporto pubblico e della condivisione dei mezzi di trasporto (carsharing di quartiere). Sistemi di infomobilità intelligente, razionalizzazione delle Zone a Traffico Limitato e miglioramento del sistema di piazzole di carico e scarico in centro con prenotazione elettronica, partecipazione della città a network internazionali per la condivisione delle best practice in materia, sono alcune delle proposte emerse a favore dell’ambiente, della mobilità e della logistica delle merci. convegno-italc

Tra i modelli di smart community individuati, c’è anche quello che vede la nascita del «consum-attore», per lo sviluppo e la promozione di un sistema locale e sostenibile del cibo, che valorizza la filiera agroalimentare locale come volano per lo sviluppo sostenibile della città di Bergamo e delle sue aree limitrofe, riavvicinando produttori e consumatori da un lato, città e aree rurali urbane e provincia dall’altro. Produzioni biologiche e a chilometro zero, sviluppo della filiera corta, in un sistema che fa rete e integra i diversi attori a favore di un consumo più salutare e sostenibile da parte dei cittadini.

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Uno dei relatori al convegno: Stefano Andreani, architetto

Alla presentazione sono state molte le autorità presenti: Giorgio Gori, sindaco di Bergamo; Lara Magoni, consigliere regione Lombardia e Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole Alimentari; Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo; Mario Botta, architetto; Ercole Galizzi, presidente Confindustria Bergamo; Stefano Paleari, rettore dell’Università degli Studi di Bergamo e Marcello Persico, managing director Persico Marine. A chiudere i lavori Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi. «La sfida che gli autori della ricerca hanno saputo individuare è un approccio multi-prospettico, cogliendo le visioni, sensibilità e interessi di una pluralità di attori del territorio, che spesso mancano di occasioni per trovare una visione comune», ha spiegato Pesenti. «L’Università, attraverso i suoi principali Dipartimenti, è riuscita a fare sintesi di una realtà così diversificata».

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