Secondo il recente report The future of Home 2030 della società di ricerche Psfk, nei prossimi anni vivremo esplorando spazi abitativi condivisi e passivi, con abitazioni reattive e intelligenti, tecnologia, dati e più privacy, con hub di servizio per le esigenze domestiche.
Insomma, una vita domestica al cubo. Ma per descrivere il trend che accompagna questa evoluzione la parola domotica indica solo una faccia della medaglia. Si usa ancora per comodità, ma la home automation è qualcosa di più: è l’integrazione di tante cose assieme.
Dai muri dell’abitazione, attraversati da cavi e tante prese di corrente, agli hub digitali, ai termostati, alla porta smart che volendo si apre a comando anche a distanza e tiene un registro degli accessi, fino al collegamento telematico all’auto di casa. Perché anche il mezzo di trasporto diventerà o, forse, è già diventato un’estensione tecnologica dell’ambiente domestico.
Non a caso la smart home, la hi-tech home, o la home automation (chiamatela come volete) è un mercato che dovrebbe eccitare anche il più pigro dei rivenditori. Chi crede sia una moda è perché non sa fare i conti. O, più probabilmente, non è a conoscenza del trend.
I dati sono freschi di analisi e fanno parte dello studio condotto dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo la ricerca, il 2021 si è chiuso con un bilancio in crescita per il segmento della tecnologia domestica.
Ma la pandemia ha semplicemente accentuato una tendenza già ben presente, grazie alla smartphonemania che ha contagiato pressoché il 100% della popolazione: gli italiani non si staccano dal proprio dispositivo neanche nei momenti più intimi. Il risultato è che il mercato dei sistemi per smart home ha raggiunto nel 2021 i 650 milioni di euro. E bisogna tenere conto che a remare in senso inverso è sopraggiunta la crisi dei chip, che ha frenato l’offerta. Ma la crisi finirà e, in ogni caso, non ha fermato l’onda ascendente.
Per gli elettrodomestici connessi gli italiani lo scorso anno hanno speso 135 milioni di euro, per smart speaker 130 milioni, per le tecnologie digital dedicate alla sicurezza della casa altri 125 milioni, per impianti di climatizzazione e riscaldamento gestibili da remoto 110 milioni. E a questo si aggiungono lampadine smart, i sistemi di gestione tende e tapparelle da remoto e le casse audio intelligenti, senza dimenticare l’invasione degli home assistant, come Alexa (diAmazon), Appel HomePod, Google Assistant.
Sempre secondo la ricerca, tra i fattori di successo nella diffusione va messa in conto la ormai ampia conoscenza del concetto di smart home: il 74% degli italiani conosce il significato di questo termine e il 46% ha già acquistato soluzioni per rendere la propria casa più automatica.
Naturalmente, come è facile attendersi, la tendenza è sempre più marcata nelle fasce di popolazione che godono di maggiore disponibilità di spesa. Secondo il Global Luxury Landscape Report 2022, studio condotto dal Berkshire Hathaway HomeServices (società che fa capo al celebre finanziere Warren E. Buffett), l’automazione domestica è al primo posto tra i grandi temi che influenzeranno il mercato immobiliare del lusso nel 2022 a livello globale.
L’analisi di Berkshire Hathaway HomeServices indica che dei 120 milioni di abitazioni negli Stati Uniti, 42 milioni presentano già soluzioni integrate di domotica, mentre altri 20 le implementeranno entro la fine di quest’anno. E anche in Italia (il colosso immobiliare ha una partnership con l’italiana Maggi Properties) si assiste a una forte crescita di interesse nei confronti di soluzioni di smart home.
Gli investimenti hi-tech, indicano all’unisono queste ricerche, sono in cima ai desideri perché oltre a migliorare e semplificare la vita delle persone, aggiungono valore agli immobili. A questo si aggiunge un altro elemento che diventerà sempre più importante: i dispositivi smart permettono di evitare gli sprechi e di ridurre i consumi, per esempio grazie a termostati intelligenti o rilevatori di perdite. In alcuni casi l’installazione di determinati sistemi può arrivare ad aumentare la classe energetica dell’intero immobile. I sistemi di videosorveglianza, invece, accrescono il senso di sicurezza e comfort degli acquirenti.
Mentre i dispositivi smart diventano uno standard, il mercato del lusso continua a distinguersi con soluzioni sempre più su misura e contactless: le persone potranno spostarsi da una stanza all’altra seguiti dalle luci di casa o dalla propria playlist preferita senza dover toccare nessun interruttore o attivare alcun dispositivo.
Difficile dire dove si arresterà la tendenza a rendere la propria abitazione un hub digitale. Certo, è facile prevedere che si diffonderanno sempre più dispositivi in grado di regolare temperatura, luce e impianto di sicurezza. Ma c’è già anche chiede di più: immobili che possono integrarsi con il metaverso, cioè una realtà virtuale.
Fantascienza? Moda? Forse. Sta di fatto che è una tendenza già affermata nel 2022, almeno per i compratori di immobili di lusso. Secondo gli operatori, infatti, si moltiplicano le richieste di spazi immersivi, ambienti dotati di tecnologie che permettono agli utenti di partecipare a esperienze digitali e di realtà virtuale. Come le Oculus room, stanze con apposite sedute che consentono di utilizzare al meglio le applicazioni per i visori Vr (senza fare danni ai mobili mentre ci si muove nella realtà virtuale), dove immergersi nelle immagini 3D.
Infine, nell’ambito della domotica in un certo senso va inclusa anche la healthy home: mini Spa domestiche dotate della tecnologia che ne consente un utilizzo abituale riducendo al minimo i consumi di energia, con piccole palestre in casa, idromassaggio, saune compatte, docce emozionali e mini-piscine. Insomma, la tecnologia in casa può essere anche al servizio della salute.