L’Authority anti-corruzione ha proposto al governo di sospendere fino al 31 dicembre i contributi da versare all’Anac stessa per indire o partecipare a gare di appalto. Una proposta che piace a Finco, Federazione che raggruppa 40 associazioni del settore delle costruzioni, delle opere specialistiche e della manutenzione. Secondo Carla Tomasi, presidente di Finco, questa richiesta andrebbe a favore della liquidità sia delle stazioni appaltanti sia delle imprese. Si tratterebbe di oltre 40 milioni di euro che non verrebbero più a pesare sul sistema degli appalti, secondo la stima di Anac.
“Confidiamo che l’Esecutivo vorrà prendere in considerazione questa ipotesi che va a incidere su quello che è in realtà il problema dei lavori pubblici: non già e soprattutto le regole del Codice, in mancanza delle quali ciascuna stazione appaltante andrebbe per proprio conto, o non andrebbe affatto, ma la cronica mancanza di liquidità, tanto che sarebbe opportuno che al settore si applicassero misure che prevedano anticipi più consistenti in fase di avvio dei lavori ed avanzamenti lavori saldati più velocemente (come in parte disposto dal Ministro De Micheli )”, è il pensiero della presidente Finco. “Ciò anche tramite l’apporto della task force capitanata da Banca d’Italia, Mediocredito e Abi, che ci auguriamo, a breve, venga formalizzata in quanto a composizione, poteri e responsabilità, onde costituire una rapida e credibile Cabina di regia sul principale problema costituito appunto dalla liquidità. Un tema, si badi bene, aggravato dall’impreparazione quando non dalla reticenza degli istituti bancari a cambiare passo nei meccanismi del credito, non solo in casi di scoperto ma perfino nei passaggi di liquidità disponibile da remoto”.
Sempre al fine di recuperare liquidità e rendere meno precaria la situazione delle piccole e medie imprese Finco attira l’attenzione sulla prioritaria necessità di compensazione immediata dei tributi tra Stato e imprese, quanto meno innalzando l’attuale limite previsto per tali compensazioni dei crediti d’imposta da 700 mila a 2 milioni di euro per le pmi e a 5 milioni per le grandi imprese, in deroga all’articolo 34 comma 1 della legge 388/2000 Disposizioni in materia di compensazione e versamenti diretti e successive modificazioni .