Sembra incredibile, ma il superbonus è stato ritoccato per l’ennesima volta. Lo ha deciso il consiglio dei ministri su iniziativa del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ennesimo decreto legge che ha l’obiettivo (sempre quello) di bloccare la cessione dei crediti d’imposta. Il decreto cancella sostanzialmente ogni tipo di sconto in fattura o cessione del credito per tutte le tipologie che ancora le prevedevano. Non solo: il governo ha colpito l’Ace, Aiuto alla crescita economica, che avvantaggiava con sconti fiscali il rafforzamento patrimoniale delle imprese. Era già stato cancellato dalla riforma fiscale, sostituito con la superdeduzione per le nuove assunzioni (che però non funziona, perché manca il decreto attuativo). Il governo ha deciso lo stop alle cessione successive alla prima dei crediti d’imposta perché, secondo il ministro, «anche qui abbiamo cominciato a registrare utilizzi fraudolenti». Sotto accusa ci sono aziende, ma anche banche e società che acquisiscono i crediti. Il decreto blocca tutte le tipologie ancora previste di cessione dei crediti e sconti in fattura. Compreso il 110% che è ancora valido per le aree terremotate (in effetti le elezioni in Abruzzo ci sono già state), le Onlus e le Residenze sanitarie e assistenziali. Addio anche ai tempi supplementari per le comunicazioni su sconti in fattura e cessioni dei crediti relative ai lavori del 2023: è stato eliminato il meccanismo della «remissione in bonis» che avrebbe consentito, con il pagamento di una minisanzione (250 euro), l’invio della comunicazione per accedere ai benefici fino al 15 ottobre, data di presentazione delle dichiarazione dei redditi. E chi ha aspettato, peggio per lui. Nel mirino i contribuenti che hanno un debito erariale accertato in via definitiva e che contavano sulle compensazioni: ora per utilizzare le agevolazioni occorrerà prima saldare le cartelle.
Sempre per le imprese, un nuovo colpo arriva anche per le cessioni di crediti prodotti dagli investimenti innovativi di Transizione 4.0, che saranno accompagnati dall’obbligo di comunicazione preventiva seguendo quindi il meccanismo già previsto per la nuova versione targata «5.0». Con una novità, però: perché la mancata trasmissione delle informazioni determinerà una sanzione da 10mila euro se relativa a interventi già avviati, mentre per gli investimenti che devono ancora partire porterà alla decadenza tout court dal beneficio fiscale.