Se il settore energetico globale non riuscirà a decarbonizzare rapidamente e ad aumentare la sua capacità di generazione, il mondo perderà la corsa allo zero netto entro il 2050. Un nuovo sosegno alla tesi arriva da Arcadis, società di consulenza e di progettazione nell’ingegneria civile e ambientale. Arcadis ha pubblicato un nuovo rapporto di ricerca dal titolo Supercharging Net Zero, che utilizza modelli economici per esaminare come il settore dell’energia internazionale può aprire la strada al raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero.
Secondo il report, riduzioni forti e durature delle emissioni di CO2 e di altri gas serra sono fondamentali per limitare il cambiamento climatico, come è stato confermato nel rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici lanciato nell’agosto di quest’anno. Le azioni umane hanno ancora il potenziale per determinare il futuro corso del clima. Arcadis ritiene che il settore energetico abbia un ruolo chiave da svolgere nel catalizzare il cambiamento.
Arcadis utilizza modelli economici per simulare le condizioni necessarie affinché il settore energetico globale passi rapidamente dai combustibili fossili alla generazione di energia rinnovabile e afferma che il settore energetico è la chiave per sbloccare le soluzioni necessarie al cambiamento climatico. Conferma che questo è il momento di agire.
Supercharging Net Zero affronta importanti implicazioni della transizione verso un mondo a impatto zero. Allo stesso tempo, il settore energetico globale dovrebbe espandere drasticamente la sua capacità di generazione di elettricità per soddisfare la crescente domanda. Per realizzare questo sono necessari circa 6 trilioni di euro di investimenti, ad esempio nella tecnologia delle energie rinnovabili e nell’espansione della rete. Il mondo ha bisogno di investire di più, e più velocemente, di quanto non si stia attualmente facendo. Se ben eseguita, la transizione energetica potrebbe abbattere il costo dell’elettricità e liberare miliardi di euro di reddito disponibile.
In Italia, nonostante un temporaneo crollo delle emissioni nel 2020 causato dalla pandemia, a fine 2019 le emissioni di CO2 erano quasi paragonabili a quelle registrate nel 2014, in pratica cinque anni di stagnazione, e contemporaneamente (non a caso) anche le installazioni di nuovi impianti rinnovabili sono cresciute molto lentamente rispetto al necessario.
A oggi in Italia solo il 18% circa del consumo finale lordo di energia è assicurato dalle fonti rinnovabili (mentre la Ue complessivamente è al 19,7%). Eppure anche nel 2020 le nuove installazioni di impianti a fonti rinnovabili sono nuovamente scese vicino alla soglia di 1 GW (mentre in Europa se ne installavano 30 e nel mondo 260), un dato molto lontano dai circa 7 GW che dovremmo realizzare ogni anno per rispettare i nuovi obiettivi dell’UE al 2030.
“Sono necessarie misure urgenti per la semplificazione degli iter autorizzativi e per l’individuazione delle aree idonee all’installazione degli impianti, attese con gli imminenti decreti del Governo in merito al recepimento di due direttive europee”, commenta Renzo Boschet Energy Transition Manager di Arcadis Italia. “Ed è altrettanto indispensabile un sistema di incentivi stabile e premiante per i prossimi anni, atteso con prossimi decreti FER1 (estensione dei tempi) e FER2 (rinnovabili innovative)”.