In Europa il 60,1% delle famiglie è proprietario della casa in cui vive e il 23,1% anche di una seconda abitazione. In Italia i proprietari raggiungono il 68,7% della popolazione complessiva. Il 55% degli edifici ha però più di 40 anni e consuma, di media, il triplo di quelli di recente costruzione. Per questo è necessario far acquisire nuovo valore al patrimonio residenziale attraverso un piano di riqualificazione, incoraggiato e sostenuto dallo Stato. Sono alcune delle considerazioni giunte dall’assemblea dell’Andil, l’associazione che rappresenta, in Italia, l’intero settore dei laterizi e Tbe, Tiles and Bricks of Europe, la federazione europea dei laterizi, che si è tenuta a Napoli. Per far riacquistare valore agli immobili, è necessario avviare immediatamente un piano di riqualificazione e ricostruzione dell’esistente, stimolato e sostenuto da considerevoli interventi dello Stato. L’industria dei laterizi, insieme a tutta l’industria delle costruzioni, è pronta con nuove soluzioni progettuali e tecnologiche. Il patrimonio immobiliare residenziale, il maggiore investimento delle famiglie italiane per diffusione e capitale impegnato, sta costantemente perdendo valore, a una media del 4% l’anno. Oltre alla contrazione della domanda, la perdita di valore è dovuta, soprattutto, alla vetustà degli edifici e alla mancanza di significativi interventi di manutenzione nel corso degli anni, che, tra le altre criticità, mette spesso a repentaglio la sicurezza.
Alla discussione hanno partecipato Innocenzo Cipolletta, presidente del Fondo Italiano d’investimento e di Aifi, Costanza Pera, direttore generale per le politiche abitative del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Vincenzo Boccia, presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria; Gabriele Morgante della Commissione Europea, direzione generale industria e imprenditoria; oltre a rappresentanti come Luigi Di Carlantonio, Presidente Andil, Rodolfo Girardi, presidente Federcostruzioni, Heimo Scheuch, presidente Tbe e Lorenzo Bellicini, direttore Cresme.
In Italia, su un totale di sette milioni di edifici, il 55% ha più di quarant’anni. Questi fabbricati sono spesso poco sicuri e soggetti a una notevole dispersione energetica: consumano di media il triplo rispetto alle nuove costruzioni efficienti, sia per il tipo di materiali utilizzati che per ragioni progettuali. «È il momento di intervenire per dare nuovo valore al nostro patrimonio immobiliare, la maggiore ricchezza degli italiani e dell’Italia, ma anche di numerosi altri Paesi europei, Slovacchia, Spagna e Slovenia, in primis», ha affermato il Presidente di Andil, Luigi Di Carlantonio. La soluzione che proponiamo è ricostruire l’esistente. Si tratta di riqualificare quanto esiste, se necessario abbattendo per ricostruire ex novo, all’insegna della sostenibilità e della sicurezza, ovvero, della durabilità dei sistemi edilizi e delle loro prestazioni, in particolare sia quelle ‘antisismiche’ che di maggiore efficienza energetica. In questo modo, oltre a dare nuovo valore agli immobili, si avrebbero ricadute positive per l’ambiente, sottraendolo al degrado e non consumando ulteriormente il territorio. La diffusione di questa pratica riattiverebbe, inoltre, l’industria delle costruzioni, traino per l’intera economia». Stessa linea per Heimo Scheuch, Presidente TBE: «In Italia, a differenza di Paesi come Germania e Regno Unito, non si costruisce in quantità sufficiente per rispondere ai bisogni di ammodernamento dell’edilizia residenziale e pubblica. Nel progetto più ampio di ricostruire l’esistente, è importante che il governo italiano, così come quelli degli altri paesi dell’Unione, si concentri anche su un rilevante intervento a supporto di un vasto piano di edilizia sociale, per sostenere le categorie meno abbienti e dare, così, nuova spinta alla ripresa economica generale. Ogni euro pubblico investito nell’edilizia, infatti, genera un immediato effetto leva, stimolando ulteriori investimenti, pubblici e privati, per più di 60 centesimi, con conseguente rilevante incremento dell’occupazione. L’Europa ha bisogno di ripartire proprio dal mercato interno, per coniugare le esigenze di sviluppo e di occupazione con il rinnovamento del nostro patrimonio immobiliare: maggiore sicurezza, qualità, salubrità e comfort abitativo, nel rispetto delle risorse e dell’ambiente».
Secondo, Vincenzo Boccia, Presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria, è però «importante porre l’accento sulla perdurante difficoltà di accesso al credito. È necessario stimolare il Governo verso politiche che favoriscano il superamento in breve tempo di tale ostacolo. Un ulteriore capitolo su cui intervenire è quello relativo ai mutui per l’acquisto delle case, mercato che ha subito una forte contrazione negli ultimi anni, sia come numero di erogazioni che come importo medio».