Spunta un piano casa al contrario: sgravi a chi abbatte edifici. Ma abusivi. Il governo ha allo studio l’idea che serve a riqualificare e, allo stesso tempo, a eliminare l’abusivismo, mettendo in sicurezza gli edifici. Il progetto deve essere messo al vaglio del Consiglio dei ministri. Il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini, pensa anche a un’azione da parte dello Stato nei Comuni che si dimostrano incapaci di lottare contro l’abusivismo. In Italia 1,2 milioni di italiani vivono in zone a rischio di frane e quasi 2 milioni sono a rischio di alluvioni. L’abusivismo aggiunge pericolo al già forte pericolo idrogeologico.
Allo studio del governo ci sono anche la riduzione dei rischi idrogeologici e il tentativo di rendere più sicuri gli edifici nelle zone a maggior rischio sismico. Sono già stati stanziati quasi 10 miliardi in otto anni, anche se secondo le Regioni ne servirebbero 22. Il piano segue anche il rapporto stilato da un gruppo di esperti di Casa Italia, che stanno valutando le zone a maggior rischio di terremoti, con un censimento degli edifici meno resistenti, in muratura portante o in calcestruzzo armato costruiti prima del 1970, quando non c’erano ancora norme anti-sismiche. Il risultato è sconfortante: sono quasi 570 mila, distribuiti in 643 Comuni. Peggio: quasi il 60% si trovano in Calabria e Sicilia. Il governo ha messo a disposizione 100 milioni per l’invio di tecnici in grado di valutare il grado di (in)sicurezza e comunicarlo ai proprietari. Obiettivo: convincere i proprietari a utilizzare il sisma-bonus lanciato con la scorsa legge di Bilancio. Concede uno sconto dell’85% delle spese necessarie per rendere più sicura l’abitazione, ma finora non ha avuto grande successo. Se i proprietari di tutti i 570 mila edifici a rischio vi ricorressero, la spesa di sarebbe di 46 miliardi. Secondo le indiscrezioni, la legge di Bilancio 2018 potrebbe estendere il bonus anche alle ex case popolari: su 2.760 edifici in zona sismica, 1.100 hanno infatti bisogno di miglioramenti urgenti.