Allarme deflazione: stagnazione dell’economia e diminuzione dei prezzi. A segnalare il pericolo di un avvitamento dell’economia è Confcommercio, commentando il dato sull’inflazione (0,6% a novembre, terzo ribasso consecutivo). Secondo Confcommercio il dato riflette la gravità della crisi della domanda: in soli tre mesi, i prezzi al consumo sono diminuiti di 9 decimi di punto, dinamica che raramente si è rilevata nel nostro Paese (una flessione di analoga entità si registrò tra agosto e gennaio 2009). I due episodi, secondo l’ufficio studi di Confcommercio, sono molto differenti: allora si verificò un crollo dei prezzi delle materie prime dopo le speculazioni che spinsero l’inflazione in alto durante il 2008, mentre oggi il fenomeno deflazionistico è tutto causato dalla debolezza dei consumi e si verifica, addirittura, in presenza di un incremento dell’aliquota Iva, ma nonostante i riflessi positivi del calo dei prezzi al consumo, l’ultimo trimestre non chiarisce affatto se sia stato raggiunto il punto di minimo dell’attuale ciclo recessivo.
La riduzione dei prezzi si associa anche a gravi e perduranti criticità nel mercato del lavoro, disegnando i primi tratti di un possibile scenario deflazionistico e depressivo che va con ogni mezzo scongiurato. Infatti, nel mese di ottobre 2013, il numero di occupati e disoccupati, pur rimanendo sostanzialmente invariato rispetto al mese di settembre, evidenzia, nel confronto su base annua, dati molto preoccupanti: -408mila occupati, +287mila disoccupati. Il tasso di disoccupazione è in aumento di 1,2 punti percentuali nei dodici mesi. Stando agli ultimi dati oltre il 52% delle persone in cerca di un’occupazione ha perso un lavoro. Anche nell’ultimo mese non si è arrestata la crescita della disoccupazione giovanile (15-24 anni) che ha raggiunto le 663mila unità, pari al 41,2% della popolazione di riferimento, con un aumento di 0,7 punti rispetto a settembre e di 4,8 rispetto ai 12 mesi fa.