I costruttori sentono aria di trappola. Magari non programmata, ma nei fatti la promessa semplificazione e i 5 miliardi da spendere in opere pubbliche potrebbe rivelarsi, secondo l’Ance, una palude che rischia di rallentare e non sbloccare gli investimenti previsti anche dai passati governi. A lanciare l’allarme è il presidente dell’associazione confindustriale, Gabriele Buia. Sotto la lente c’è l’articolo 17 della Legge di Bilancio, che istituisce una «centrale per la programmazione». In pratica, l’ennesima cabina di regia a cui però, per fare una battuta, non segue mai il film giusto. Secondo Buia, l’idea che sulla carta sembra positiva, finirà per bloccare gli investimenti previsti per il 2019. Per il 2018, per esempio, la Legge di Bilancio dello scorso anno aveva previsto un aumento degli investimenti del 2,8%, ma al contrario si chiuderà con un segno meno del 2,3%, complici elezioni e cambio dell’esecutivo.
L’Ance ricorda anche che in 15 anni gli investimenti pubblici sono scesi del 55%, una frenata causata sia dalla crisi economica, che ha indotto lo Stato a tagliare le spese, sia alla farraginosa burocrazia che allunga i tempi destinati all’apertura dei cantieri: in media ci vogliono infatti quattro anni per giungere dal progetto alla fase operativa. A questo si aggiunge la messa in discussione di opere grandi e piccole già avviate e che rischiano di rimanere a metà, con un incredibile spreco di soldi.