Aires chiede di abbassare il costo delle tasse sui rifiuti elettronici

Troppo caro il costo di smaltimento dei rifiuti. Lo sostiene Andrea Scozzoli, presidente di Aires, Associazione che riunisce le principali aziende e gruppi distributivi specializzati di elettrodomestici ed elettronica di consumo. “Secondo i dati raccolti dal portale Confcommercio la tassa sui rifiuti continua a crescere. Si parla di +76% in otto anni, corrispondente a un incremento di +4,1 miliardi di euro. L’ammontare complessivo della Tari per il 2018 si attesta su 9,5 miliardi di euro. Il nostro comparto segna, rispetto al 2017, un preoccupante aumento del 5,1%, con un costo al metro quadro di 5,9 euro. La regione nella quale la nostra categoria merceologica registra una crescita maggiore è l’Umbria, con una tariffa al metro quadro di 9,63 euro. Condividiamo in pieno le preoccupazioni di Confcommercio. Questa tassa rischia di frenare pesantemente la crescita delle imprese. Inaccettabile il gap tra i costi del servizio Tari e i fabbisogni standard definiti sul sito OpenCivitas (scostamento quantificabile in 438.907.201 euro): appare evidente e improrogabile la necessità di una profonda revisione dell’intero sistema che rispetti il principio europeo di chi inquina paga e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni per le aree che di fatto non producono alcun rifiuto e sulle quali invece continua ad essere calcolata integralmente la tassa. Inoltre, deve essere riconosciuto il ruolo fondamentale dei Rivenditori di Prodotti Elettronici nella raccolta e nel corretto recupero dei Raee (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Infine, vorremmo sottolineare un’altra grave stortura relativa al tema Tari, che genera di fatto concorrenza sleale: le aziende pure player che cioè operano sul web senza negozi sul territorio, magari con un piccolo magazzino, che svolgono la nostra stessa attività (e quindi producono le stesse quantità di rifiuti), non pagano nulla di Tari. A nostro avviso è necessario tenere in considerazione anche questi operatori e, suggeriamo, prevedere un’imposta perequativa che prescinda dai metri quadri occupati, ma risponda, anche in questo caso, al principio di chi inquina paga”.

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