La riqualificazione energetica come motore dello sviluppo economico ed elemento strategico per la salvaguardia dell’ambiente: è il RIDay2014. Abbinare i due obiettivi si può, secondo Renovate Europe, l’iniziativa europea che mira a sensibilizzare istituzioni e cittadini dei 28 paesi dell’Unione Europea sui temi della riqualificazione energetica. A Milano, un momento di confronto tenuto nella sala Alessi di Palazzo Marino ha precisato meglio i termini del traguardo: abbattere le emissioni del 40% entro il 2030 e dell’80% da qui al 2050, risparmiare 240 miliardi di euro all’anno, creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro in tutta Europa. Per raggiungere il target occorre però sensibilizzare le istituzioni e i cittadini europei sugli effetti positivi di un’azione strategica di riqualificazione del patrimonio immobiliare del vecchio continente, per far ripartire l’economia e migliorare l’ambiente in cui viviamo.
A lanciare in Italia il RIDay è Rete Irene, il primo network di imprese italiane specializzato in riqualificazione energetica e supporter nazionale di Renovate Europe, in collaborazione con Legambiente e con il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia.
«La deep renovation in Italia è una pratica quasi sconosciuta», sostiene Virginio Trivella, coordinatore del Comitato scientifico di Rete Irene. «Anche gli incentivi fiscali per l’efficienza energetica, che dal 2007 al 2014 hanno mosso investimenti per 27 miliardi di euro, avrebbero potuto essere molto più efficaci: solo un decimo degli investimenti è stato destinato alla riqualificazione dell’involucro degli edifici, con cui si possono dimezzare i consumi. La metà è stata spesa per sostituire serramenti e un terzo per le caldaie, interventi utili ma che consentono di conseguire risultati più modesti. Gli interventi integrati, che sono i più efficaci, sono stati quasi del tutto ignorati».
Se si considerano anche gli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, gli investimenti complessivi delle famiglie italiane dal 1998 a oggi sono stati di 190 miliardi. Se tutti questi investimenti che le famiglie hanno fatto fossero stati dedicati all’efficienza energetica, oggi avremmo già superato l’obiettivo di riduzione dei consumi fissato per il 2020. E invece continuiamo ad assistere a interventi di manutenzione degli edifici fatti con pratiche obsolete, senza alcun riguardo per l’efficienza e per l’ambiente, e per giunta incentivati dallo Stato al 50%”. In questo senso, un ruolo essenziale dovrebbe giocarlo soprattutto la pubblica amministrazione. Uffici pubblici, biblioteche, palestre e centri sportivi, persino municipi: per la gran parte si tratta di edifici vetusti, che spesso non rispondo alla normativa vigente. Basti pensare ai soli edifici scolastici: oggi, solo una scuola su 50 è in classe A, mentre una su due è in classe G (la peggiore).
Ma qual è la situazione, oggi, nei Paesi della Ue? I nostri edifici sono attualmente responsabili del 40% del totale del nostro consumo energetico e del 36% delle emissioni di biossido di carbonio nell’atmosfera. Questa realtà non cambierà a meno che il nostro patrimonio edilizio non venga riqualificato drasticamente. Recenti studi del Fraunhofer Institute hanno dimostrato che l’Unione Europea ha un alto potenziale di risparmio economico ed energetico, pari al 41% da qui al 2030. Questo potenziale potrebbe fornire all’Unione Europea una quantità considerevole di benefici economici e sociali, a partire dall’abbassamento dei costi energetici, al miglioramento della competitività dell’Europa nei mercati globali, alla riduzione dell’elevato grado di dipendenza energetica dell’Europa dal resto del mondo.
I proprietari di abitazioni e di industrie potrebbero risparmiare oltre 239 miliardi di euro ogni anno, incrementando l’occupazione di 2 milioni di nuovi posti entro il 2020. Per quanto riguarda l’ambito residenziale, il potenziale di risparmio è pari al 61% mentre per il settore terziario è pari al 36%. Questo infatti significa che, da solo, l’ambizioso progetto di riqualificazione energetica degli edifici europei può ridurre il consumo di energia primaria dell’intera Europa del 22% al 2030.
Insomma, le tecnologie e gli approcci innovativi disponibili oggi sono in grado di ridurre dell’80% la domanda di energia degli edifici; quel che manca è una forte sensibilizzazione dei cittadini sui vantaggi della riqualificazione e un quadro regolamentare che favorisca gli investimenti necessari.