Addio Eire, Intiglietta ferma l’expo del real estate

Il mercato immobiliare è fermo. E si ritira ai box anche la maggiore fiera dedicata al real estate: Eire. Lo annuncia il presidente, Antonio Intiglietta. «In questi 10 anni di Eire, abbiamo lavorato con grande impegno e serietà per fornire a tutto il sistema del Real Estate italiano una piattaforma di incontro per conoscersi, conoscere e confrontarsi», spiega in una lunga lettera Intiglietta. «Non senza fatica abbiamo cercato di coinvolgere soggetti imprenditoriali, manager, la pubblica amministrazione e il sistema finanziario del Paese. Abbiamo, infatti, ritenuto che fosse indispensabile realizzare un luogo di incontro che, in qualche modo, potesse fare emergere le esigenze del settore e contribuisse ad indicare una prospettiva.

In quest’ottica, Eire ha tentato di aiutare il settore a rappresentarsi nei confronti della opinione pubblica e del Governo. Nell’ambito della rassegna, abbiamo anche lavorato per coinvolgere operatori e investitori internazionali, con l’obiettivo di centrare l’interesse sul nostro grande Paese. In effetti, in tanti hanno accolto il nostro invito allo scopo di approfondire le grandi opportunità illustrate nel corso della kermesse.

Con umiltà ma, allo stesso tempo, con certezza possiamo, in tal senso, affermare che il tentativo messo in campo da Eire s’è rivelato positivo, poiché ha posto alla ribalta della comunità internazionale del Re fatti, giudizi, esperienze e modelli.

Sin dall’inizio, e in particolare in questi ultimi anni, continuiamo a interrogarci sul futuro del settore e dell’evento. Nonostante la significativa perdita economica che nelle edizioni più recenti ha comportato l’organizzazione della manifestazione, abbiamo sostenuto grandi investimenti per garantire un appuntamento adeguato alle sfide del settore.

Da imprenditore sono, infatti, convinto che non sia il guadagno la ragione prima di una attività ma occorre che ciò che si fa e le energie che si spendono abbiano un senso, una prospettiva. Occorre che siano utili ad un “soggetto”, ad un comparto e che questa utilità sia riconosciuta.

Devo dire, con grande sincerità e dopo una lunga riflessione, che faccio fatica ad identificare una vera “community” del settore, che voglia nei fatti – al di là delle intenzioni o del pregevolissimo personale tentativo di qualche manager o imprenditore – giocare una partita reale per la trasformazione del Paese, generando credibilità e autorevolezza.

Ringraziamo di cuore tutti coloro che hanno voluto investire nell’evento, soprattutto negli ultimi anni, ma la quantità dei soggetti disposti a giocare un ruolo da protagonisti non costituisce, al momento, una “massa critica” sufficiente alla realizzazione dell’evento stesso.

Per queste ragioni, riteniamo che non vi siano più le condizioni per il suo ripetersi. Come ho già avuto modo di sostenere appena terminata la scorsa edizione, la vita è una e va spesa bene, dandole un senso».

«In questi 10 anni di Eire, abbiamo lavorato con grande impegno e serietà per fornire a tutto il sistema del Real Estate italiano una piattaforma di incontro per conoscersi, conoscere e confrontarsi», spiega in una lunga lettera Intiglietta. «Non senza fatica abbiamo cercato di coinvolgere soggetti imprenditoriali, manager, la pubblica amministrazione e il sistema finanziario del Paese. Abbiamo, infatti, ritenuto che fosse indispensabile realizzare un luogo di incontro che, in qualche modo, potesse fare emergere le esigenze del settore e contribuisse ad indicare una prospettiva.

In quest’ottica, Eire ha tentato di aiutare il settore a rappresentarsi nei confronti della opinione pubblica e del Governo. Nell’ambito della rassegna, abbiamo anche lavorato per coinvolgere operatori e investitori internazionali, con l’obiettivo di centrare l’interesse sul nostro grande Paese. In effetti, in tanti hanno accolto il nostro invito allo scopo di approfondire le grandi opportunità illustrate nel corso della kermesse.

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Antonio Intiglietta

Con umiltà ma, allo stesso tempo, con certezza possiamo, in tal senso, affermare che il tentativo messo in campo da Eire s’è rivelato positivo, poiché ha posto alla ribalta della comunità internazionale del Re fatti, giudizi, esperienze e modelli. Sin dall’inizio, e in particolare in questi ultimi anni, continuiamo a interrogarci sul futuro del settore e dell’evento. Nonostante la significativa perdita economica che nelle edizioni più recenti ha comportato l’organizzazione della manifestazione, abbiamo sostenuto grandi investimenti per garantire un appuntamento adeguato alle sfide del settore.

Da imprenditore sono, infatti, convinto che non sia il guadagno la ragione prima di una attività ma occorre che ciò che si fa e le energie che si spendono abbiano un senso, una prospettiva. Occorre che siano utili ad un “soggetto”, ad un comparto e che questa utilità sia riconosciuta.

Devo dire, con grande sincerità e dopo una lunga riflessione, che faccio fatica ad identificare una vera “community” del settore, che voglia nei fatti – al di là delle intenzioni o del pregevolissimo personale tentativo di qualche manager o imprenditore – giocare una partita reale per la trasformazione del Paese, generando credibilità e autorevolezza. Ringraziamo di cuore tutti coloro che hanno voluto investire nell’evento, soprattutto negli ultimi anni, ma la quantità dei soggetti disposti a giocare un ruolo da protagonisti non costituisce, al momento, una “massa critica” sufficiente alla realizzazione dell’evento stesso.

Per queste ragioni, riteniamo che non vi siano più le condizioni per il suo ripetersi. Come ho già avuto modo di sostenere appena terminata la scorsa edizione, la vita è una e va spesa bene, dandole un senso».

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