Servizio migliore se il dipendente è contento

Proprio quando le imprese sono sballottate nel maremoto dei dazi, attendono che la guerra in Ucraina si risolva in un giorno e che Gaza si trasformi in una riviera del lusso, è il caso di guardare avanti. Per quanto siano difficili gli ostacoli legati alla geopolitica, il mondo non terminerà domani (si spera). L’impresa saggia riflette su che come riorganizzarsi per quando questi sommovimenti destabilizzanti saranno esauriti. Perché dopo le tempeste torna sempre il sereno.

Magazzino
Magazzino

Per esempio, c’è un aspetto spesso sottovalutato dagli imprenditori: la soddisfazione dei propri clienti e dei propri dipendenti. Nel primo caso il focus deve essere il prodotto e il servizio offerto. Ma se, per caso, questo risultasse non all’altezza a causa della scarsa formazione dei propri dipendenti? È un aspetto fondamentale per la distribuzione di materiali per edilizia. Se un rivenditore si deve distinguere dalla Gdo è proprio per il servizio che offre. E questo è erogato tramite le persone che lavorano nella rivendita. Accanto alla competenza, però, spesso viene sottovalutato un altro aspetto: la soddisfazione del collaboratore in azienda. Quale immagine dell’azienda potrà trasmettere il banconista che non vede l’ora di tornare a casa? Oppure che non va d’accordo con il suo collega? Non è un problema secondario.

Servizio di logistica
Servizio di logistica

Tempo fa, l’Osservatorio human resource practice del Politecnico di Milano ha condotto un’indagine su 195 aziende e mille lavoratori. Risultato: il 39% delle imprese tradizionali non riesce ad attrarre le persone giuste e, quello che è peggio, il 91% di lavoratori si trova male nella propria azienda. Questo scontento cronico è anche alla base della valanga di dimissioni di centinaia di migliaia di dipendenti (secondo alcune stime sarebbero circa 2 milioni in Italia). Sempre i ricercatori del Polimi indicano che per una persona che si convince a cambiare lavoro, ce ne sono altre nove che vorrebbero imitarli, ma per ragioni diverse non lo fanno. Insomma, nelle aziende italiane c’è un forte desiderio di cambiamento. Le turbolenze dell’economia sono uno dei freni a un esodo di massa, ma con un mercato del lavoro più dinamico le dimissioni volontarie sarebbero probabilmente molte di più. Recentemente, indica l’analisi, nel 69% delle aziende è aumentato il tasso di turnover. E su questa variazione hanno pesato le dimissioni volontarie (87%), seguite dai pre-pensionamenti e da pensionamenti (36%) incentivati anche per favorire il ricambio generazionale.

Lavoro in magazzino
Lavoro in magazzino

Se i lavoratori non si sentono coinvolti, vorrebbero andarsene, ma sono costretti loro malgrado a continuare a stare in azienda, il servizio fornito sarà scadente. I dipendenti,  insomma, per l’azienda sono un investimento che non rende quanto dovrebbe e potrebbe. Perché accade questo? In buona parte, sostengono gli esperti, avviene a causa del disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. E questo è dovuto al fatto che le aziende appaiono vecchie, superate, poco attrattive, ingessate. Non è solo questione di soldi. Come quando un famoso chef si lamenta di non trovare giovani che vogliono passare il week end e le serate a tagliare zucchine. Ma perché un ventenne dovrebbe essere attratto dal pulire la verdura per uno stipendio basso? Le aziende devono imparare a investire sui propri dipendenti. Bonus, premi, incentivi, formazione, coinvolgimento, struttura organizzativa flessibile, tecnologia, team building: sono temi che anche un’azienda di piccole dimensioni non può più tralasciare. Essere forti all’interno significa affrontare meglio l’esterno. E di questi tempi ce n’è un gran bisogno.

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