ll lungo addio ai bonus edilizi è vissuto dal mondo dell’edilizia con un dolore pari al tradimento della fidanzata. I distributori edili tornano a faticare per trovare il cliente. E devono smettere di vivere nel rimpianto del grosso, grasso fatturato cieco (che arrivava a prescindere).
Tutti aspetti affiorati nel sentiment della platea del XVII Convegno YouTrade. Eppure, non tutti, come indica anche l’esito dell’instant poll durante l’evento, sono rassegnati a un declino.
In fondo, c’era chi guadagnava anche senza i bonus. Ma, poi, gli incentivi fiscali e i bonus edilizi sono davvero morti? Oppure sono solo dimagriti?
Certo, la dieta è di quelle toste, assomiglia più a un’astinenza da oppiacei piuttosto che un regime detox per perdere qualche etto. Detto, questo, non tutto è perduto.
Invece di rassegnarsi a una discesa all’inferno, gli operatori dell’edilizia possono fare i conti con quello che sarà il mercato 2025.
E la legge di Bilancio in discussione in Parlamento prevede comunque, salvo modifiche strada facendo, che rimangano in vigore alcuni incentivi.
Il punto di partenza è il bonus unico per le ristrutturazioni in uno standard di agevolazione fiscale al 50%.
Anche se questo incentivo riguarda esclusivamente la legge di spesa per il 2025, sembra avere buone chance per diventare un punto di riferimento stabile, anche se al momento il governo ha previsto un decremento per gli anni successivi.
La partita, però, è ancora tutta da giocare. In fondo, è quello che chiedono da anni gli operatori: regole certe e durature.
Oddio, da un governo che ha cambiato tot volte le norme sul superbonus (che negli anni precedenti tutti, ma proprio tutti i partiti hanno sostenuto) si possono attendere anche altre modifiche, ma su questo punto almeno sembra improbabile.
Più in discussione sembra, invece, la relazione tra le detrazioni e il reddito dichiarato. Se lo sconto fiscale dovesse essere legato a un imponibile familiare sotto i 75 mila euro, come ipotizzato, questo potrebbe diventare un freno.
Meno pesante, forse, la riduzione del bonus al 36% per le seconde case. È vero che parte della popolazione è proprietaria di immobili in cui non risiede, ma è certo che chi possiede villette, casali o appartamenti in luoghi ameni può probabilmente permettersi di eseguire lavori di ristrutturazione, mentre è comunque meno interessato a puntare su una riqualificazione per il risparmio energetico, se si escludono le location montane.
Assai criticabile, invece, è la decisione di ridurre al 50% lo sconto anche per le opere legate al consolidamento antisisma. In un Paese come l’Italia, dove il suolo balla in continuazione, significa farsi del male.
Quello che lo Stato può risparmiare risicando sugli incentivi, potrebbe essere costretto a spendere per la ricostruzione al primo sisma di un certo rilievo. Gli scongiuri sono ammessi.