Ogni anno l’appuntamento al Cersaie 2024 è in qualche modo una piccola celebrazione dell’inizio dell’anno lavorativo. Negli ultimi anni, però, la visita al Cersaie suscita sentimenti contrastanti.
Lascia infatti sconcertati il fatto di non ritrovare, anno dopo anno, gli stand dei brand più affermati o più noti; allo stesso tempo questi spazi non rimangono vuoti, ma sono in realtà colti come occasione da parte di tante aziende, sia italiane e anche tante straniere, che finalmente possono accedere a una vetrina così rinomata come il Cersaie.
E, quindi, accanto a un sentimento di costernazione non si può non essere rallegrati da un certo entusiasmo che traspare negli stand dei nuovi espositori.
A questa iniezione di entusiasmo non corrisponde però un rinnovato slancio innovativo e nuovi stimoli creativi, fatto salvo forse per una resistenza quasi eroica di quelle aziende che si ostinano a promuovere e valorizzare le tecnologie tradizionali e l’utilizzo di materiali naturali, ultimi pionieri di un mondo autentico che va via via scomparendo.
Da segnalare la riproposizione di tecnologie e tipologie di lavorazioni tipicamente artigianali come gli intarsi.
Per il resto, nel settore dei materiali per pavimenti e rivestimenti continua il trend, iniziato oltre 25 anni fa, ovvero la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di produzione del grès porcellanato volto a imitare e a riprodurre materiali naturali.
Si cominciò in origine con l’effetto legno, oggi l’ultima frontiera sono i marmi ed in particolare i quarzi, come l’onice, con risultati più o meno felici, ma in ogni caso inevitabilmente lontani dal grande fascino del materiale naturale e dalla magia che offre con la sua permeabilità alla luce.
Ancora più statico il settore dell’arredo bagno, che da molti anni ripropone più o meno soluzioni molto simili a sé stesse, più un’involuzione di soluzioni ormai consolidate che una evoluzione delle soluzioni per l’ambiente bagno, con qualche accento sulle soluzioni intelligenti-salvaspazio.
Alla fine della visita, il sentimento con il quale si esce dai padiglioni fieristici è un po’ quello del rammarico delle occasioni mancate, per non avere (ri)trovato, come oramai da alcuni anni, suggestioni, stimoli ed ispirazioni.
di Silvia Nanni
Silvia Nanni è architetto e titolare del proprio studio. Nella sua ultratrentennale attività, si è impegnata in interventi di recupero del patrimonio edilizio recente o storico e realizzazioni di nuova costruzione, soprattutto nel settore produttivo-industriale.
Riminese di nascita e toscana di adozione, si è laureata in Architettura all’Università di Firenze, per oltre dieci anni ricercatrice e co-relatrice di tesi e assistente volontario.
Scrive sulle più diffuse riviste di settore e ha pubblicato «L’eredità-appunti per una cultura del recupero del patrimonio edilizio recente».