I dati sul mercato dell’edilizia nella regione indicano un andamento lento negli ultimi decenni, con un’accelerazione recente legata al super incentivo. Anche le province segnano differenti velocità. Ora gli occhi sono puntati sul Piano di resilienza.
Se si osservassero i numeri puri della distribuzione edile in Calabria, si potrebbe scoprire che questa regione è la quarta in Italia, dopo Sicilia, Campania e Lazio, per numero di aziende: 1.100 per la precisione. Ma con una media di addetti per punto vendita, assieme alla Campania, che è la più bassa d’Italia, pari a 1,6 addetti.
Praticamente un valore che è la metà della media che si trova in Umbria e un terzo di quella del Trentino Alto-Adige, territori anch’essi con forte presenza di colline e montagne e con una distribuzione dei nuclei abitati in piccoli comuni e in piccole frazioni.
Questa struttura distributiva, dove peraltro sono comunque presenti alcune aziende più strutturate e con fatturati molto interessanti anche a livello nazionale, è uno dei punti deboli di una regione che, dal punto di vista edilizio e delle costruzioni, ha avuto un forte impulso negli ultimi anni dagli incentivi legati al superbonus 110%, anche se con effetti meno importanti nella dinamica dei fatturati, rispetto ad altre regioni, ai quali si affiancano oggi gli investimenti attesi in termini di Pnrr.
I numeri del 110%
Sono quasi 3,5 miliardi gli investimenti, dei quali oltre 3,4 ammessi a detrazione, realizzati con il superbonus 110% in questi tre anni e mezzo di validità. Di questi, 230 milioni sono ancora da spendere per concludere i lavori asseverati. In totale gli edifici interessati erano a quota 15.891 al 30 aprile 2024.
Di queste asseverazioni, quelle dei condomini sono 4.125, pari al 26% degli edifici, ma al 60,9% della spesa, per un totale di 2,1 miliardi di euro ammessi a detrazione.
Gli unifamiliari sono, invece, 8.510 pari al 53,6% degli edifici, ma al 29,4% della spesa, per un totale di 1 miliardo di euro ammesso a detrazione. Ci sono, inoltre, anche 3.256 unità immobiliari funzionalmente indipendenti, pari al 9,7% della spesa per un totale di 334 milioni di euro ammessi a detrazione.
Le prospettive
Anche in Calabria la fine del superbonus, che in realtà appunto non è ancora finito del tutto, avendo ancora alcuni soggetti la possibilità di utilizzarlo con un residuo di investimenti (i citati 230 milioni), apre alla nuova stagione del Pnrr, che in questa regione finora ha impiegato solo il 14% dei fondi previsti a livello regionale.
Sono quasi 11 mila i progetti avviati in Calabria, dei quali ad oggi (ovvero alla data del 30 novembre 2023, ultimo dato ufficiale disponibile) solo 6.465 erano stati validati, mentre altri 4.454 erano e sono in corso di validazione.
Complessivamente, il Pnrr in Calabria vale oltre 5,5 miliardi di euro, in pratica 2 miliardi in più di quanto a oggi si è speso per il superbonus 110%, anche se solo un terzo di questi fondi andranno all’edilizia.
Dell’importo complessivo, solo 1,4 miliardi riguardano progetti effettivamente avviati, dei quali circa la metà, 772 milioni di euro, effettivamente appaltati e aggiudicati.
La percentuale di aggiudicazione è dunque del 14%, un valore di poco superiore a quello medio nazionale. Ovviamente, a questa cifra mancano gli investimenti previsti su più regioni e gestiti a livello centrale, la cui spesa è la più bassa a livello nazionale, pari al 4,5%.
Le potenzialità
Questi dati, ancorché rappresentare un problema nel raggiungimento della spesa complessiva entro il mese di giugno 2026, evidenziano anche una grande potenzialità, perché significa che in Calabria nei prossimi due anni oltre alle attività ordinarie legate all’edilizia e alle costruzioni, si riverseranno buona parte di queste risorse.
Circa un terzo dei fondi Pnrr sono destinati all’edilizia e alle costruzioni e, dunque, in assenza di dati certi, si può ragionevolmente stimare che poco meno di 1,5 miliardi di euro arriveranno sui mercati calabresi dell’edilizia nel prossimi due anni, un valore inferiore alla spinta del superbonus registrata tra il 2021 e il 2023, ma utile a costruire una sorta di atterraggio morbido per il settore e le sue imprese dopo questi tre anni straordinari a tutti i livelli, sia per i produttori di materiali che per i distributori, per le aziende di costruzione, artigiane e non, e i progettisti e i vari tecnici impegnati nelle asseverazioni e nelle altre incombenze burocratiche che il superbonus ha attivato.
Crotone sprint
Analizzando l’andamento della produzione del settore delle costruzioni in Calabria, valutato in base al valore aggiunto, e mettendola a confronto con la media nazionale e delle altre regioni del Sud, emerge come a partire dal Duemila le regioni del Sud abbiano avuto un andamento più lento rispetto a quello del resto d’Italia, con la Calabria in dinamica ancora più lenta.
In entrambi i casi la ripresa post 2020 è stata molto significativa, anche se la Calabria mostra comunque un andamento più lento anche in questa fase. Ma non in tutte le province calabresi si legge questo andamento lento.
Mettendo a confronto i dati Istat sul valore aggiunto delle costruzioni a livello provinciale, disponibili nella successione 2000-2021, emerge come rispetto alla media calabrese (rappresentata dalla linea tratteggiata nel grafico) vi siano due province molto lente, come Vibo Valentia e Cosenza, ma con due dinamiche distinte.
Vibo Valentia è più sonnacchiosa già dai primi anni del nuovo secolo, mentre Cosenza è stata più vivace fino al 2007, anno di inizio della crisi, che poi sconta fino agli anni più recenti, con una ripresa solo nel 2021.
Stesse dinamiche, ma con valori migliori rispetto alla media regionale, sono rilevati per le province di Catanzaro e Reggio di Calabria, con andamenti pressoché simili, mentre Crotone più di tutte si stacca dalle altre e mostra i dati più rilevanti, unica a crescere anche in anni meno recenti e a superare di 40 punti percentuali nel 2021 il livello di valore aggiunto prodotto vent’anni prima.
Più velocità
Queste dinamiche evidenziano come il mercato edile in Calabria abbia sofferto più di altri, con l’eccezione della provincia di Crotone, della lunga crisi delle costruzioni, ma anche di come la ripresa post 2020 abbia avuto esiti diversificati e significativi solo per tre province, con Catanzaro e Reggio di Calabria, che grazie all’avvio del superbonus sono state in grado di superare il valore indice del Duemila, mentre Cosenza e Vibo Valentia mostra segnali di ripresa, ma non sufficienti a ritornare sui livelli produttivi del passato.
La Calabria, dunque, è una regione a più velocità, nella quale le costruzioni hanno giocato un ruolo rilevante nella crescita economica fino al 2008, anno in cui grazie alla crisi inizia un percorso di riduzione della capacità di generare valore aggiunto nel settore, mentre l’economia regionale soffre la crisi ma in misura minore.
Il Pil regionale, infatti, ha segnato un forte picco negativo nel 2014 e poi ancora nel 2020, per poi riprendere in modo significativo la crescita nel 2021 e nel 2022. Tra il 2008 e il 2020, invece, il settore delle costruzioni calabrese mostra una dinamica di costante riduzione della produzione di valore aggiunto, a eccezione degli ultimi due anni per i quali si hanno a disposizione i dati che mostrano una ripresa vigorosa, con una crescita e soprattutto una velocità della crescita molto più rilevanti di quella del Pil, segno di una ritrovata vitalità di questo settore, che tuttavia va differenziata come abbiamo visto a livello provinciale.
Nuove opportunità
Questi dati, associati alle prospettive di sviluppo che il Pnrr potrà sostenere in questa prossima fase biennale, permettono di asserire che la Calabria oggi può ritrovare nuovi stimoli e nuove opportunità prima dagli investimenti che metterà in campo il Pnrr, e soprattutto dalle opportunità delle nuove normative europee in termini di case green, che potranno rappresentare un ulteriore stimolo, con dinamiche meno rilevanti e pronunciate di quelle del superbonus, per il settore delle costruzioni e l’edilizia in generale.
a cura del centro studi Youtrade