Accredia-Censis: qualità per competere

È stato presentato pochi giorni fa il 2° Rapporto Accredia-Censis «Qualità, crescita, innovazione», basato su quattro indicatori riferiti a variabili statistiche per il periodo 2009-2012. Obiettivo: indagare la qualità espressa dal sistema Paese in alcune dimensioni della struttura economica e sociale.

Secondo i risultati la qualità del sistema produttivo italiano rimane alta. In particolare, tiene la propensione all’innovazione e alla crescita, soprattutto in Lombardia. A seguire Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto. Tuttavia vi sono numerosi segnali di deterioramento che non lasciano sperare in una robusta capacità di ripresa. I risultati emergono dal confronto di 18 variabili, tra cui la nati-mortalità delle imprese, l’andamento dei brevetti e marchi depositati in Italia da aziende italiane, la produttività del lavoro, il ricorso all’Ict, i fallimenti, le assunzioni di figure professionali specializzate e l’andamento delle certificazioni per il sistema di gestione della qualità.

 
Tra i fattori di tenuta del sistema d’impresa, un elemento da tenere in considerazione è la certificazione. Pur nell’attuale fase di crisi, infatti, sono più di 83.000 le aziende italiane dotate di un sistema di gestione della qualità secondo gli standard Uni En Iso 9001, di cui Accredia rappresenta l’ente nazionale di riferimento. Confrontando gli indici di bilancio di un campione di 1.000 aziende certificate Iso 9001 con altrettante non certificate, le prime mostrano performance migliori. Tra i principali fattori di crescita c’è proprio il controllo di qualità a monte e a valle del processo produttivo e l’adozione di un sistema di gestione della qualità dei processi interni.

 
Inoltre, il sistema produttivo italiano mantiene ancora molti primati nello scenario internazionale: siamo i secondi esportatori in Europa e i settimi a livello mondiale, con una qualità riconosciuta in settori come la meccanica, la moda, l’arredamento, il design, i prodotti alimentari, la farmaceutica, gli elettrodomestici.

 
Un po’ meno bene il fronte della qualità della vita e del contesto socio-economico italiano, con un forte il dualismo che divide il Nord dal Sud. La regione in cui si vive meglio è il Trentino Alto Adige, seguito da Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. L’indicatore nasce dalla sintesi di 17 diverse variabili, che spaziano dall’indice di povertà regionale delle famiglie alla spesa per consumi, dai depositi pro-capite al tasso di disoccupazione, dall’indice di partecipazione ad attività di volontariato alle spese culturali. La forte crescita del tasso di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, la riduzione dei consumi pro-capite e il progressivo allargamento di situazioni di disagio sociale tra le famiglie non hanno permesso un miglioramento, anche se non si può parlare di fenomeni di degrado diffuso.

 

Risultati negativi, invece, in tema di ambiente e offerta di servizi pubblici, in gran parte del Paese. Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige le regioni più green, mentre eccellono nei servizi Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia. L’indicatore è la sintesi di 10 diverse variabili che vanno dai consumi energetici delle famiglie alle loro opinioni sulla qualità dell’aria, sulla pulizia delle strade e sull’inquinamento acustico della zona di residenza, fino ai dati relativi alla disponibilità di verde urbano e di servizi di raccolta differenziata dei rifiuti.

 
«Le certificazioni rilasciate dai soggetti accreditati – ha detto il Presidente di Accredia Federico Graziolinon perdono il loro appeal. Sebbene le certificazioni che verificano i sistemi di gestione della qualità stiano mostrando un rallentamento dell’interesse, ce ne sono altre, come quelle di prodotto e quelle che certificano la competenza delle persone, che invece sono in aumento e che certamente potrebbero rappresentare un supporto alle verifiche che rientrano nella responsabilità dei pubblici poteri».

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