«Il settore delle costruzioni deve accelerare il cambiamento. Serve riqualificare l’esistente, ma occorre farlo meglio, più velocemente e più in profondità. Serve distribuire la qualità del progetto nelle periferie. Serve un’innovazione radicale per le grandi sfide che abbiamo di fronte: la decarbonizzazione delle città e dell’economia».
Si presenta così, con queste parole, Thomas Miorin, oggi amministratore delegato di Edera e in passato animatore di quel think tank che fu REbuild. Lui è uno dei sostenitori dell’off site e dell’industrializzazione delle costruzioni. Per anni, a Riva del Garda, ha predicato il verbo della deep renovation. Oggi, quel background è riversato in Edera. YouTrade lo ha incontrato nella sede di Milano, in zona Tortona.
Un anno e più di lavoro nello stabile milanese ha prodotto alcune novità. Oltre l’avvio dei progetti pilota secondo la filosofia di Energiesprong, il primo dei quali verrà presentato prima dell’estate, gli altri subito dopo, l’altra novità consiste nella predisposizione di un progetto internazionale su larga scala, sempre sull’off-site.
Si tratta di un’analisi di fattibilità, prodotta per conto di un istituto immobiliare internazionale, finalizzata a comprendere come sviluppare una tipologia standard di edificio su cui applicare Energiesprong. Un’analisi dettagliata che parte dal progetto tipologico e che arriva a definire il processo di produzione dei componenti edilizi, verificandone la reddittività e la ricaduta ambientale e sociale.
Domanda. Come si può definire Edera?
Risposta. Un’impresa sociale, un privato no-profit, nato grazie al supporto di Fondazione Cariplo, impegnata nel recupero delle periferie. È un centro per la decarbonizzazione e la rigenerazione dell’ambiente costruito. Siamo dei facilitatori di nuove soluzioni per le costruzioni. Ci occupiamo di deep regeneration. Per riuscire nel nostro compito serve innovazione e, per avere impatto in tempi brevi, serve la grande scala, servono i grandi numeri, serve la replicabilità , nel rispetto delle particolarità. Determinante in questo è il ruolo dei soci, che hanno colto la sfida e ha messo a disposizione il know how accumulato in questi anni e la volontà di dare un forte impulso all’innovazione.
D. Che cosa manca alla cultura tecnica italiana per procedere in questa direzione?
R. Dobbiamo imparare a a fare ciò che serve: gli obiettivi posti dagli accordi internazionali sul clima ci chiedono di dimezzare le emissioni di CO2 ogni 10 anni e per fare questo servono soluzioni replicabili velocemente ed efficaci. Digitalizzazione ed edilizia off-site possono avere un ruolo determinate, senza impoverire la qualità e la varietà del prodotto edilizio.
D. Dal momento del varo, marzo 2020, il suo lavoro di Miorin e quello di Marco Dal Mas, l’altro esperto di mercato, si è concentrato sulle possibili applicazioni di Energiesprong anche sul nuovo, mostrando subito delle differenze con l’esperienza olandese…
R. È così. Abbiamo dovuto mantenere un approccio differente da quello di altri Paesi. All’estero il processo è iniziato a partire dalla domanda, da noi questo non è stato possibile. L’avvio del superbonus 110%, infatti, ha cambiato le carte in tavola. La domanda c’era, ma era disaggregata, diffusa, di bassa qualità. Il modello su cui stavamo lavorando è stato stravolto. Abbiamo così deciso di ripartire dal fronte dell’offerta, dalle imprese più interessanti, capaci di idee e soluzioni per realizzare interventi industrializzati. Oggi con noi lavorano 22 eccellenze italiane del settore delle costruzioni, tra aziende di livello nazionale e internazionale, che operano con competenze differenti insieme a produttori di facciate prefabbricate come Woodbeton, Wolf Haus, Manni Group e Prelco.
D. Qual è il suo giudizio sugli incentivi?
R. Gli incentivi non possono essere l’unica soluzione. Il 110% è una misura anticiclica, che non ha prodotto alcun cambiamento della struttura produttiva e nessun miglioramento della qualità degli interventi, che al contrario è diminuita. L’investimento pubblico sul 110% è stato consistente, senza che ciò abbia prodotto un risultato significativo verso la transizione, la decarbonizzazione e l’inclusività degli interventi. Serve stabilizzare una misura con un incentivo inferiore, ma continuando a garantire la cessione del credito, vero motore del 110, richiedendo livelli prestazionali e di efficienza progressivamente più alti: se non aumenta la produttività dei fattori il settore rimarrà dipendente dagli incentivi.
D. Il campo di azione di Edera è nazionale, ma Milano e la Lombardia sono oggi i terreni privilegiati, in quanto più disponibili all’innovazione e al cambiamento e quindi alla realizzazione concreta del prodotto.
R. In questi ultimi 12 mesi ci siamo anche occupati di formazione e ci siamo confrontati con le altre esperienze straniere. E poi, cosa importante, abbiamo definito una serie di progetti pilota in Lombardia e in Veneto. Progetti finanziati con il 110%, anche per dimostrare che con il superbonus, se si vuole, si possono mettere in campo soluzioni differenti e innovative.
D. Per Edera applicare il modello Energiesprong in Italia significa occuparsi solo di residenziale?
R. L’obiettivo principale e finale della nostra iniziativa è poter mettere a disposizione abitazioni realizzate in forma industrializzata con costi contenuti e performance sostenibili garantite nel tempo. Per arrivare a questo traguardo immaginiamo che possano essere coinvolti altri mercati, di transizione. Noi ci muoviamo nel campo dell’edilizia residenziale, con un target finale in quella pubblica e sociale nelle periferie, ma stiamo esplorando interessanti opportunità nel residenziale privato.
D. In definitiva, che cosa serve per decarbonizzare il settore?
R. Occorre aumentare la produttività, triplicare la velocità, raddoppiare l’efficacia e la profondità energetica degli interventi di riqualificazione. È una grande sfida. Per il settore è un cambio di paradigma: la risposta alla necessità di minimizzare i consumi energetici non può concretizzarsi solo negli incentivi. Dobbiamo investire in innovazione per andare oltre ciò che è possibile fare oggi. Migliorando la produttività abbassiamo la nostra dipendenza dagli incentivi pubblici e rendiamo il nostro comparto più efficiente, competitivo e aperto ai giovani. Serve, insomma, un balzo in avanti energetico: energie sprong, come si dice in olandese. La riqualificazione che proponiamo deve puntare ad azzerare il fabbisogno di energia casa per casa, garantendo la qualità e le prestazioni nel tempo, ridurre i costi per poter intervenire anche nelle periferie e portare bellezza. Il dialogo con le proprietà immobiliari, con le imprese, i governi locali è iniziato. Ora dobbiamo correre.