La prospettiva non è molto allegra: i continui aumenti dei prezzi, dalle materie prime in poi, oltre a procurare una crisi di nervi a tutti gli uffici amministrativi del globo edile rischiano seriamente di ringalluzzire il temuto mostro degli insoluti che, come la polvere, non dorme mai.
Vero è che da un po’ di tempo a questa parte il mercato sta procurando finalmente un po’ di buoni fatturati e di marginalità, ma è anche vero che con ogni probabilità i magazzini edili, fedeli alla loro controversa e discutibile ambizione di porsi come ammortizzatori degli aumenti dei prezzi, per non riversare tutti e subito i detti aumenti sulle spalle dei clienti (in sostanza, marginando un po’ meno del solito, ma comunque ben guadagnando) qualche rischio lo stanno prendendo.
Infatti, la possibilità che molti cantieri si debbano fermare per eccesso di rialzo dei prezzi è purtroppo in sempre più casi una funesta realtà. Ed ecco quindi che l’insoluto è in agguato, e magari sarebbe anche il caso di tutelarsi, un altro aspetto della gestione d’impresa in cui le rivendite edili tradizionalmente non primeggiano.
È un altro discorso vecchio come il nostro mondo: certamente assicurare il credito è un costo, sempre, ma soprattutto in questo momento, con le marginalità che ci sono, varrebbe forse la pena di rinunciare a piccole percentuali di guadagno e avere la certezza di prendere i soldi, perché l’alternativa sarebbe certamente peggiore.
Sono ormai trascorsi due o tre anni dall’entrata in vigore dei consistenti benefici fiscali per le ristrutturazioni, principale riferimento il superbonus, e volendo tentare una prima, superficiale analisi, possiamo provare a incanalare gli eventi in questo modo: un inizio stentato per scarsa chiarezza ed eccessivo rigore tecnico delle normative che regolavano la materia, quindi i primi problemi per la cessione dei crediti.
La fase successiva portava nuove preoccupazioni per la difficoltà nel reperimento dei materiali, che invece di essere destinati ai nostri cantieri finivano in Cina, in India e in chissà quali altri luoghi del mondo.
A creare nuovi scompigli ci hanno quindi pensato i furbetti (onnipresente piaga sociale che viaggia di pari passo con gli insoluti), che oltre a turlupinare la gente facendosi dare sostanziosi anticipi per poi sparire nel nulla, hanno fatto ripiombare in crisi il meccanismo della cessione del credito e costretto a un sostanzioso giro di vite l’intero sistema finanziario. Le avvisaglie che consigliavano una qualche forma di assicurazione sul credito si erano quindi già manifestate da un pezzo.
La superficiale analisi non finisce qui, perché quando finalmente il meccanismo della cessione del credito si rimette in moto ci pensa il tragico conflitto in Ucraina (e le immediate conseguenze geopolitiche) a far lievitare smodatamente i costi dell’energia, penalizzando così un po’ tutti, dalla produzione al cliente finale.
Morale, i materiali continuano a scarseggiare, i prezzi ad aumentare, mentre l’economia dei cantieri inizia a vacillare e, tanto per tornare al punto, lo spettro degli insoluti riappare in tutta la sua pericolosità.
Non so se la distribuzione edile sia o meno al centro della filiera delle costruzioni, ma è certo che si trova spesso al centro dei casini. Come cantavano i Rokes quasi sessant’anni fa: ma che colpa abbiamo noi? Beh, qualche responsabilità ce l’abbiamo, soprattutto se non facciamo niente per tutelare i nostri crediti, ovvero noi stessi e le nostre aziende.
di Roberto Anghinoni, giornalista (da YouTrade n. 128)