Finco in campo sulla revisione del Codice degli appalti. E, in particolare, sulle modifiche discusse in sede parlamentare: «da una parte esprimiamo forte condivisione degli Emendamenti 1.257, 1.259 e 1.260 sul Contatto di Subappalto Tipo, dall’altra rappresentiamo una fortissima preoccupazione in merito ai seguenti Emendamenti che chiediamo vengano valutati nelle loro negative e pericolose conseguenze onde il relativo loro percorso possa essere oggetto di serio ripensamento», è ribadito in una e-mail spedita a una serie di esponenti del governo e della maggioranza.
«Non si ritiene ci sia necessità di troppe parole per spiegare quanto questa ipotesi sia dirompente, dequalificante, distorsiva e dannosa per il sistema di qualificazione delle imprese, per la qualità delle opere e la crescita del Paese.
Dopo che il subappalto è stato integralmente liberalizzato sulle lavorazioni non prevalenti (anche con riferimento a quelle superspecialistiche ), consentire a imprese generali che subappalteranno a prezzi stracciati (visto che non c’è più nemmeno il ribasso massimo del 20% tra appalto e subappalto) di usare i lavori fatti da altri per qualificarsi a loro volta senza avere nulla – in termini di know-how, attrezzature e personale qualificato per la specifica categoria – rappresenterebbe davvero un tragico epilogo per un tessuto imprenditoriale sano e strutturato che ha, finora, rappresentato l’eccellenza operativa del Paese in un mare di scatole, purtroppo troppo spesso, vuote».
Sempre secondo Finco, «è inutile piangere quando il latte è versato come la recente vicenda della miriade di aziende dequalificate operanti nei bonus in edilizia ha fatto emergere . L’unica via è la qualificazione aziendale ( e delle Stazioni appaltanti) e non scorciatoie laterali e peraltro penalizzanti per le imprese specialistiche come l”imposizione” del “contratto unico”. Giungendo al punto, anche giuridicamente discutibile, nell’ambito delle opere bandite in ambito PNRR , di prevedere che sarà la Stazione appaltante a decidere quale CCNL dovrà applicare l’appaltatore!».
Per Finco, con il comma 22 dell’art. 105 dell’attuale Codice dei Contratti il problema della qualificazione fittizia sembrava fosse stato definitivamente accantonato. Ma «vedere che invece è stato riproposto da più forze politiche non può che lasciare sgomenti. Abbiamo, pertanto, chiesto a tutti i Senatori firmatari di ritirare gli emendamenti di cui sopra e confidiamo vorrete condividere le serie controindicazioni sopra illustrate onde fermarne l’eventuale approvazione».