Il mondo della ceramica in pressing su Bruxelles: Ets troppo cari

Confronto diretto tra le industrie ceramiche italiana e spagnola con la Direzione Generale per la Concorrenza dell’Unione Europea. L’incontro si è svolto a Bruxelles, con l’obiettivo di affrontare gli impatti del sistema Ets (certificati relativi alla Co2) e le prospettive della transizione ecologica nell’emergenza energetica.

Ascer e Confindustria Ceramica erano accompagnati nell’incontro dagli eurodeputati Elisabetta Gualmini (Pd) e Inmaculada Rodríguez-Piñero e da Vicente Soler, assessore regionale all’Economia Sostenibile della Generalitat Valenciana. La delegazione ha sottolineato le minacce per il processo di decarbonizzazione del settore ceramico a causa degli alti costi dell’energia e della Co2. Nel corso dell’incontro è stata anche consegnata una lettera indirizzata alla vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager, sottoscritta sia dal Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che da quello della Generalitat Valenciana Ximo Puig, per richiedere la revisione urgente delle linee guida adottate dalla Commissione Europea che escludono il settore delle piastrelle di ceramica dall’elenco dei settori ammissibili alla compensazione dei costi indiretti dell’Ets.

Elisabetta Gualmini
Elisabetta Gualmini

Nell’incontro svoltosi al Parlamento Europeo, Giovanni Savorani, Presidente di Confindustria Ceramica, e Vicente Nomdedeu, Presidente Ascer, con il direttore Energia e Ambiente della direzione generale per la Concorrenza Anna Colucci, hanno potuto rappresentare in prima persona le principali minacce per l’industria ceramica in Europa, affiancate da una serie di proposte e iniziative volte a risolvere la situazione. Le principali questioni affrontate durante l’incontro sono state la necessità di stabilire un quadro di riferimento che consenta agli Stati membri di sostenere finanziariamente settori industriali che difficilmente possono decarbonizzare nel medio e lungo termine, creando all’interno delle linee guida sugli aiuti di Stato la possibilità agli Stati membri di sovvenzionare le tecnologie verdi, nel periodo di transizione energetica, dal momento in cui questi sono tecnicamente fattibili fino a quando non diventino economicamente sostenibili.

I rappresentanti dell’industria hanno trasferito ancora una volta la preoccupazione esistente sulla speculazione finanziaria nell’Ets europeo, e l’opportunità di limitarla per evitare che questo strumento di politica ambientale diventi un meccanismo punitivo per le imprese e che fallisca nei suoi obiettivi.

La sede della Comunità Europea, a Bruxelles
La sede della Comunità Europea, a Bruxelles

“L’esclusione del settore ceramico dai settori ammissibili è una decisione erronea e inaccettabile che nega al settore ceramico una protezione adeguata contro il carbon leakage indiretto e che, quindi, mette in pericolo le aziende ceramiche europee”, hanno indicato i due Presidenti delle Regioni europee a maggior vocazione ceramica. “La speculazione finanziaria sul prezzo dei diritti di emissione, che ha portato il prezzo di una tonnellata di Co2 dai 33 euro di gennaio 2021 agli oltre 85 di oggi, rappresenta un danno per l’economia reale, perché sono risorse finanziarie che vengono prelevate da imprese e lavoratori, oltre che per l’ambiente, perché escludono dal mercato la produzione ceramica europea a vantaggio delle ceramiche extra-Ue, che hanno livelli di sostenibilità più bassi. Una situazione che non solo non risolve il problema ambientale, ma ne apre anche uno sociale”, ha spiegato Savorani.

“Sono soddisfatta del dialogo continuo e fattivo che in questa legislatura abbiamo instaurato con la Commissione europea.  L’incontro con il Gabinetto Vestager chiederà ulteriori momenti di approfondimento dopo questo”, ha aggiunto Gualmini. “Abbiamo chiesto una revisione del mercato europeo delle quote di gas clima-alteranti (Ets) e l’inserimento di una clausola di revisione/salvaguardia qualora i costi per raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni superi livelli di guardia sostenibili per l’intero sistema economico. Le imprese ceramiche, spesso di piccole e medie dimensioni, contribuiscono solo per l’1% alle emissioni di CO2, eppure sono largamente colpite dalle norme europee e dalla competizione distorta che si genera a seguito della delocalizzazione delle emissioni nocive in Paesi in cui la legislazione è più morbida o assente. Occorre pensare ad aiuti e compensazioni per chi seriamente vuole affrontare la transizione ecologica, in una fase in cui i costi dell’energia elettrica sono aumentati in modo esponenziale (+572% rispetto al periodo pre-crisi). Si tratta di accompagnare le imprese a realizzare obiettivi green e non di punirle, con inevitabili ripercussioni anche sui livelli di occupazione e sui lavoratori”.

I due poli ceramici di Sassuolo e Castellón sono i distretti più importanti della filiera ceramica europea. Insieme, entrambe le industrie nazionali hanno fatturato quasi 9 miliardi milioni di euro nel 2020, generando occupazione diretta per oltre 35 mila dipendenti.

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