La proroga di un anno delle agevolazioni relative al superbonus 110% è una notizia che dovrebbe far bene un po’ a tutti. Al mercato, sempre impegnato ad affrontare quella che si potrebbe definire «l’emergenza materiali» anche se, visto che la faccenda si protrae da più di un anno, più che una emergenza è una condizione più o meno assodata.
La proroga dovrebbe favorire una migliore spalmabilità nel tempo degli interventi e quindi ridurre il congestionamento dei programmi di produzione e della successiva fornitura dei prodotti; l’ansiolitica attività della preventivazione da parte delle rivendite edili potrebbe trovare un po’ di pace, perché magari la produzione riuscirebbe a mantenere i prezzi un po’ più stabili e i termini di consegna potrebbero divenire un po’ meno vaghi.
Le imprese edili, da parte loro, sarebbero invitate a darsi una calmata sul versante prezzi (ma gli aumenti non li stanno facendo solo loro, vero?) visto che, con la scusa che tanto paga Pantalone (cioè lo stato, cioè noi) ne stanno approfittando alla grandissima, all’insegna del «tanti, benedetti e subito», parafrasi moderna di ben altro mottetto.
L’idea che di lavoro, sui livelli attuali, ce ne sarà per almeno due anni, e magari, visto che siamo gli Specialisti delle Proroghe, il momento favorevole durerà per altri anni ancora, potrebbe rasserenare gli animi e favorire una revisione generale dei costi che potrebbe anche indurre altri a usufruire del più che benedetto Superbonus. Perché, lo ricordiamo, non è che gli interventi legati a questa agevolazione (e a tutti gli altri bonus) siano esenti da costi, a volte anche importanti.
Insomma, fin qui ho scritto più che altro verbi al condizionale. Non mi illudo, infatti, che le cose possano cambiare, almeno nel breve e medio termine. E, a proposito di condizionali, pare che per mantenere il Superbonus 110% alle attuali condizioni verranno riconsiderati altri incentivi come, per esempio, il Bonus Facciate. Non sarebbe una buona idea, perché questa agevolazione oggi sta letteralmente guidando per la ripresa del settore.
Comunque, cercando di non farmi eccessivamente sviare dall’attuale, positivo momento congiunturale, e cercando di guardare il futuro un po’ più in prospettiva, se la proroga del superbonus 110% ci farà un po’ tirare il fiato nei prossimi mesi, se non altro a livello organizzativo e di programmazione, il mercato rimane di fatto abbastanza surreale.
Le esperienze del passato, prima fra tutte la bolla immobiliare che i più ricorderanno, non senza brividi, qualcosa ci dovrebbero aver insegnato. Il fatto, a mio avviso, è che questo momento oltre a far guadagnare un po’ tutti, dovrebbe contemporaneamente favorire il tanto atteso e declamato processo di innovazione del nostro settore.
Infatti, sempre lo stesso, pedante riferimento al passato dovrebbe ricordarci che ai momenti di euforia del mercato fanno seguito, immancabilmente, altrettanti periodi di depressione congiunturale.
Sì, stiamo crescendo con grande forza. Non stiamo solo recuperando la flessione dello scorso anno, ma gli ultimi dati ci dicono che siamo molto al di sopra dei risultati del 2019. Le super crescite a me fanno sempre un po’ di super paura.
Non per la cosa in sé, che sappiamo essere fisiologica, ma perché, come sempre, il nostro settore specifico, nei momenti favorevoli, non riesce a comprendere l’assoluta necessità di destinare risorse alla qualificazione della propria attività, al miglioramento delle competenze e alle scelte strategiche di selezione dei fornitori e dei prodotti innovativi che rappresentano il migliore investimento, questo sì veramente strategico, per il mercato che sarà dopo l’abbuffata (non eterna) delle agevolazioni fiscali.
Un imprenditore in generale, e un imprenditore della distribuzione edile in particolare, in considerazione del grande mutamento del mercato e della presenza di nuovi e agguerriti competitor, questo concetto dovrebbe memorizzarlo e farlo suo.
Ora la domanda supera l’offerta e quindi va bene tutto, o quasi. Ma quando il mercato si stabilizzerà, e quindi quando l’offerta tornerà probabilmente a essere inferiore alla domanda, i promotori di innovazione avranno una marcia in più.
Mi rendo conto che scrivevo queste cose anche vent’anni fa, ma l’urgenza del cambiamento non mi sembra, francamente, ancora pienamente soddisfatta.
di Roberto Anghinoni (da YouTrade n. 123)