Il mercato dell’edilizia sta filando come un treno e molti, guardando i dati, non credono ai loro occhi. Più che altro, temono di doversi svegliare improvvisamente da questo gradevole sogno.
Quanto durerà? Nessuno riesce a immaginarlo: non la produzione che, dopo essere diventata matta per trovare le materie prime, e faticando ancora parecchio, è in difficoltà nell’evasione degli ordini; non la distribuzione che sta cercando tutte le strade percorribili per soddisfare, a sua volta, le richieste dei clienti; non imprese e operatori specializzati che devono rifiutare i lavori perché già da un pezzo in overbooking, come un volo per località esotiche dopo la stretta pandemica. Bello, no? Forse sì, forse no.
Infatti, se anche per le varie e conosciute ragioni il lavoro è decollato, il clima di incertezza permane. Per il semplice fatto che non siamo in una situazione normale e la storia dell’edilizia nazionale insegna che dopo effervescenti boom e impalpabili bolle varie, il mercato ha sempre riservato dolorose cadute.
Certo, potremmo anche smetterla qui (non siamo mai contenti?) e goderci il momento pur con le sue materiali difficoltà, prima o poi la situazione si normalizzerà. Prima o poi quando? Nessuno lo sa.
Con ogni probabilità, la vivacità del mercato meriterebbe qualche investimento nella propria azienda. Ma chi si fida? Nessuno.
Tanto per cercare di capirci qualcosa, ovviamente senza la presunzione di riuscirci, ho domandato a un po’ di rivenditori come pensano di chiudere questo scombinato 2021.
Come era facile immaginare, la prima risposta è stata: non lo so, in ossequio al sentiment dominante di queste righe. Ma incarnando per qualche attimo lo spirito di Cino Tortorella, mai dimenticato conduttore della trasmissione televisiva che dà il titolo a queste note (i miei coetanei possono rivangare fra i ricordi in bianco e nero della TV d’antan, tutti gli altri si possono tranquillamente affidare a google) ho sollecitato un po’ di sana immaginazione e le risposte sono finalmente diventate positive.
Anzi, molto positive, sempre che i fornitori consegnino e i clienti abbiano pazienza (qualità che non pare molto popolare, al momento) e non vadano nel frattempo da qualche altra parte (dove, poi?) a fare i loro acquisti.
Si tratta, ovviamente, di una variante fiduciosa di «non lo so», ma è bello ascoltare voci che, una volta tanto, provano a guardare con fiducia al futuro.
Ma il nostro è un settore operativo che ha l’inossidabile crisma della concretezza. Non siamo fiduciosi perché è bello esserlo, ma piuttosto perché puntiamo molto sugli effetti delle agevolazioni fiscali che, grazie anche alle ultime semplificazioni, da un lato stanno mettendo ancora più in crisi il “sistema”, dall’altro penso ci stiano regalando un po’ di profondità nella programmazione nel breve e medio termine.
Se il governo potesse fare un piccolo, ulteriore sforzo e allungare i termini delle scadenze dei benefici fiscali di un paio d’anni, con ogni probabilità si potrebbe iniziare a parlare di ripresa vera.
Plausibilmente saremmo tutti più tranquilli e, finalmente, sapremmo come chiuderà quest’anno e anche i prossimi, sapremmo anche come organizzare la nostra attività e quali investimenti fare, e magari anche prevedere servizi utili per i nostri clienti.
Un discorso pieno di se e di ma, me ne rendo conto, e sarei un pessimo concorrente del vecchio programma tv «Chissà chi lo sa», ma mi appoggio idealmente a una realtà che appare solida, e che però, a livello previsionale, non riesce ad andare al momento oltre la settimana o giù di lì.
Per quanto riguarda i dati reali, il mio vicino qualche giorno fa mi ha avvicinato per avvisarmi che avrebbe provveduto alla ristrutturazione della sua casa, approfittando del Superbonus 110%, e che la cosa avrebbe probabilmente creato qualche disagio. Bene, gli ho detto, e quando pensa di iniziare i lavori? La risposta è stata: forse a novembre. Anche lui non lo sa.
di Roberto Anghinoni (da YouTrade n. 120)