Bisogna ritoccare le leggi che frenano gli investimenti degli enti locali. Solo così si può rilanciare l’edilizia. Lo chiede l’Ance, secondo cui sbloccando 5 miliardi, che sono già a disposizione degli enti locali per le opere pubbliche, nel 2014 anno si potrà rendere meno fragile la ripresa. Nell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’associazione, infatti, con 5 miliardi destinati all’edilizia si produrrebbero 17 miliardi di ricaduta sull’economia e 85 mila posti di lavoro. «Senza i 5 miliardi la ripresa a rischio. In questa prima ipotesi la caduta del settore delle costruzioni continua (-2,5%), ma è attenuata da alcuni provvedimenti del Governo, come la proroga degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico prevista nel ddl stabilità, e le misure di rilancio dei mutui contenute nel dl casa (accordo Abi-Cdp)», ‘si legge nell’analisi dell’Osservatorio. «Potendo usufruire della clausola per gli investimenti, si potranno spendere 5 miliardi nel comparto delle opere pubbliche che invertirebbero, finalmente, il trend negativo del settore. I livelli produttivi aumenterebbero, rispetto al 2013, dell’1,2% e si riuscirebbe a dotare il Paese delle infrastrutture di cui ha urgente bisogno: dalla messa in sicurezza del territorio alla riqualificazione del patrimonio scolastico e delle città». Intanto, il 2013 si chiude per il comparto dell’edilizia con numeri ancora difficili: gli investimenti sono scesi del 6,9%, mentre i posti di lavoro sono scesi del 10,4%. Dall’inizio della crisi, sono stati 480 mila i lavoratori lasciati a casa, che salgono a 745 mila se si considerano anche i settori collegati, con 12.600 imprese fallite su un totale di 55.200. In sostanza quasi una chiusura su quattro si è registrata nel comparto dell’edilizia.