Tocca il punto minimo l’industria delle piastrelle in ceramica nel mercato italiano. Secondo lo studio realizzato da Confindustria Ceramica in collaborazione con Prometeia, Cresme e Banca Popolare dell’Emilia Romagna, il 2013 ha registrato nel nostro Paese un calo del 5,4% in meno dell’anno precedente, con poco meno di 90 milioni di metri quadrati venduti. Le cause sono da ricercarsi nella contrazione degli investimenti in costruzioni (-7,1%) e nel residenziale nuovo (-23,7%).
Bene invece le esportazioni (+3,1%), con 300 milioni di metri quadrati venduti, soprattutto nell’area Nafta (Stati Uniti, Canada e Messico) con +12,5%, nel Golfo con +11,7%, nel Far East con +11,9%. Per quanto riguarda l’Europa, quasi ferme l’Europa Occidentale ed i Balcani, mentre più performanti le vendite nell’Europa Occidentale (+4,5%).
Positive indicazioni emergono dall’esame dei bilanci 2012 delle aziende ceramiche considerate nel loro insieme. Il campione analizzato da Banca Popolare dell’Emilia Romagna mostra un EBITDA di settore pari al 9,5%, quale risultante di un valore di 11,2% per i gruppi con fatturato superiore ai 120 milioni di euro e di 7,3% per le aziende con fatturato compreso tra i 40 ed i 120 milioni di euro. L’incidenza del circolante sul fatturato è del 45% a livello di settore e delle principali classi di fatturato, e con una posizione finanziaria netta sull’EBITDA di 3,55 nel caso del settore, mentre i gruppi sono al 2,63 e le aziende di medie dimensioni al 3,93.
La produzione di piastrelle in ceramica nell’anno 2013 ha segnato quota 355 milioni di metri quadrati (-3,3%), mentre si è assistito ad un destoccaggio di prodotti finiti nell’ordine dei 15 milioni di metri quadrati. Le previsioni al 2014 parlano invece di un incremento dell’1,2% nella produzione, e di valori di vendita sostanzialmente stabili sul fronte interno (-0,8%) e positive su quello estero (+2,4%), con intensità diverse a seconda dei paesi coinvolti. Sono attesi incrementi inferiori all’1% in Europa Occidentale (+0,5%) e Balcani (+0,9%). Leggermente meglio (+2%) nell’Europa Orientale, mentre crescono tra il 3 ed il 4% le esportazioni di piastrelle di ceramica nell’area Nafta, trainate dagli Stati Uniti (secondo le previsioni +8%).
L’alto costo dell’energia, le lungaggini burocratiche e le carenza infrastrutturali tipiche del nostro Paese sono per Confindustria Ceramica le principali cause del mancato sviluppo del settore ceramico italiano. «Il nostro settore continua ad investire oltre il 5% del proprio fatturato annuo in innovazione tecnologica anche se facciamo sempre più fatica a supplire a queste carenze, impossibili ed ingiustificate per una nazione evoluta che immagina di continuare ad essere una potenzia industriale mondiale», commenta il presidente Vittorio Borelli.