di Marco Buschi
Il marketing all’epoca del coronavirus: potrebbe essere il titolo di un libro in un futuro non troppo lontano. Il coronavirus è un cigno nero, un evento raro e imponderabile, del quale ci rendiamo conto solo quando ci sbattiamo il naso e che ha un forte impatto sulla nostra vita, come teorizzato da Nassim Taleb nel suo libro Il Cigno Nero.
Dopo ogni cigno nero niente è più come prima, come quando eravamo convinti che una grande banca non sarebbe mai fallita, oppure che il valore degli immobili sarebbe cresciuto
all’infinito. Oggi è il virus dell’influenza a trasformarsi in un cigno nero.
Ma dal pantano dell’emergenza sanitaria, in cui lottiamo per combattere un nemico sconosciuto, stanno prendendo forma nuovi modelli di vita. Sono gli anticorpi che sconfiggeranno il virus, cambiando il modo di lavorare, studiare, vendere e fare
marketing.
Le aziende stanno adottando su larga scala lo smart working, dopo averne tanto parlato e averlo sperimentato solo per poter dire di essere all’avanguardia. Le scuole stanno utilizzando maggiormente l’e-learning e lo streaming per lezioni e colloqui con i professori, come hanno fatto gli insegnanti di una scuola elementare di Vó, il comune veneto della «zona rossa».
Il marketing sta intensificando l’uso di strumenti e servizi già noti, finora ritenuti non indispensabili, soprattutto dalla rivendita edile. Tutti sanno della sfilata a porte chiuse di Armani, trasmessa in streaming. Pochi sapranno della cinese Geely, il colosso dell’auto che annovera tra i suoi brand Lotus e Volvo. In poche settimane ha avviato la vendita online delle automobili, con servizio di consegna a domicilio gratuito e con buona pace dei
concessionari.
Nel marketing vale sempre la regola che per portare i clienti dove vogliamo dobbiamo andare a incontrarli dove loro sono adesso. Soprattutto in momenti come questo. Ma dove si trovano adesso i clienti?
Qualcuno per forza, molti per paura, passano più tempo a casa, anche negli orari di lavoro. Perennemente connessi, in perfetta simbiosi con i loro device. Viaggiano meno e fanno meno shopping nei negozi. Si trovano nella condizione ideale per essere avvicinati sui social, per un convegno in streaming o per una trattativa in video.
Ecco perché anche il rivenditore edile dovrebbe vestire i panni di Armani e cominciare a vedere la modalità di vendita online, non come un progetto futuro, ma come uno strumento attuale, per incontrare le persone dove si trovano, e accompagnarle dove vuole che vadano.
Per la rivendita edile è arrivato il momento di rompere gli indugi e adottare un e-commerce strutturato, per far sentire i clienti come a casa loro, dove possano comprare in sicurezza, con le mascherine abbassate, in pratica un e-store a misura d’uomo.
Le conseguenze economiche e sociali del coronavirus sono ancora tutte da scoprire. Le prime ripercussioni su Borse, valute e aziende, sono serie e da non sottovalutare. Non sappiamo quale portata avrà la crisi, ma sappiamo che a ogni crisi seguono dei
cambiamenti
Quella del 2008 ha cambiato radicalmente il mercato dell’edilizia e il mondo della rivendita edile. Le vecchie abitudini hanno cessato di esistere in maniera repentina, mentre acquisirne di nuove ha richiesto molto tempo e ingenti risorse. Ma se abbiamo imparato la lezione, oggi possiamo reagire in anticipo.
Un dato interessante è che la casa è la protezione più efficace contro il virus, non importa se siamo in quarantena oppure no. Vivendo di più tra le mura di casa, sarà sempre più importante la qualità della vita al suo interno. Probabilmente, sarà più importante spendere per la casa, piuttosto che per l’automobile o i viaggi.
Anche se le persone non ne sono ancora consapevoli, è su questi aspetti che il settore edile dovrebbe spingere nella sua comunicazione, per disegnare lo scenario futuro e avviare nuovi progetti. Sta a noi scegliere se riconoscere e accettare il cigno nero, oppure disquisire sul fatto che i cigni possono essere solo bianchi.