Dopo la notizia della frenata della produzione industriale, il rallentamento dell’economia entra sotto la lente di Confcommercio. L’associazione, nel suo rapporto congiunturale, punta il dito sui segnali di recessione che attraversa l’economia italiana. E per il nuovo governo mettere a punto una legge di Bilancio espansiva sarà un rebus non facile da risolvere, dato che un’economia ferma significa anche entrate fiscali in meno.
Secondo l’indicatore dei Consumi Confcommercio ad agosto l’economia ha frenato dello 0,4%, anche se a tre mesi si osserva, comunque, una modesta tendenza al miglioramento, dato condizionato in larga parte dall’andamento particolarmente positivo di giugno. La diminuzione di agosto è il frutto di un deterioramento sia della domanda relativa ai servizi (-0,3%) sia di quella per i beni (-0,4%). Solo per i beni e i servizi ricreativi si rileva una stazionarietà. Le diminuzioni più consistenti, spiega la relazione di Confcommercio, hanno interessato i beni e i servizi per la mobilità (-0,6% su luglio), gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (-0,5%), l’abbigliamento e le calzature (-0,5%) e gli alimentari le bevande ed i tabacchi (-0,5%). Più modesta è risultata la riduzione e per i beni ed i servizi per le comunicazioni (-0,3%), per i beni ed i servizi per la casa (-0,1%) e per i beni e servizi per la cura della persona (-0,1%).
E dire che a giugno sembra che si fosse finalmente girato pagina. Ma, come accennato, a luglio la produzione industriale è tornata a ridursi dello 0,7% congiunturale e dello 0,5% su base annua. I segnali del permanere di una situazione di debolezza dell’economia sono stati confermati quindi ad agosto dall’ulteriore riduzione della fiducia di famiglie e imprese. La contrazione per il sentiment delle famiglie è stata dell’1,2% congiunturale, mentre per le imprese la flessione è stata del 2,3%. Su base annua il tendenziale di entrambi gli indicatori ha continuato a ridursi fortemente con -2,8% per le famiglie e -4,4% per le imprese. A settembre, la stima del Pil mensile presenta una variazione congiunturale nulla, con una modesta crescita (0,3%) rispetto allo stesso mese del 2018. La stima del terzo trimestre resta ferma a +0,1% congiunturale, con un miglioramento sul tendenziale dello 0,2%.
Se non siamo in una recessione profonda, rileva ancora l’Osservatorio, è merito delle famiglie e dei consumi che riescono a mantenere sopra lo zero il tasso di variazione del Pil. Ma quanto durerà l’apporto delle spese legate ai consumi dei singoli? Non è un grande impulso, conferma Confcommercio. Anche se, tutto sommato, va ancora meglio di quanto fosse nell’estate dello scorso anno. Confcommercio, insomma, certifica quella che è la sensazione comune: l’economia resta del tutto bloccata. Il 2019 probabilmente chiuderà a +0,1%. Chissà se il nuovo Esecutivo riuscirà a rendere meno pesante il trend. Ma se ne parla nel 2020.