Una mazzata sugli immobili strumentali. Lo denuncia la Confindustria di Padova. A 20 giorni dal saldo dell’Imu, tra balletti di cifre e sigle (Iuc, Trise), l’unica certezza è l’ennesima stangata sulle imprese. Secondo il sondaggio dell’associazione degli industriali nella provincia veneta, l’aliquota media sui fabbricati produttivi accatastati nel gruppo D è passata dallo 0,82% del 2012 (quando subì un primo rialzo rispetto allo 0,76% base) allo 0,84% di quest’anno, a cui va aggiunto l’incremento automatico del moltiplicatore della rendita catastale (da 60 a 65). Un mix che fa salire il conto dell’Imu in media dell’11% rispetto all’anno scorso e addirittura dell’82% rispetto al 2011, ultimo anno di applicazione dell’Ici. Almeno il 20% dei Comuni padovani ha già deliberato l’aumento dell’aliquota sui fabbricati produttivi, ma molti devono ancora decidere (entro il 30 novembre). Un orientamento che comporterà per le imprese padovane, tra prima rata e saldo, il pagamento di oltre 74 milioni di euro, con un maggiore esborso di 7,3 milioni rispetto al 2012 e addirittura di 34 milioni rispetto alla vecchia Ici. In termini percentuali, nessun’altra tipologia di immobili ha visto un rincaro così marcato. Per le imprese insomma, si profila un ingorgo fiscale di fine anno che, tra Imu, Tares, acconti Irpef, Ires e Irap, peserà come un macigno su bilanci già provati dalla crisi.