Istat e Ance: ecco le previsioni per le costruzioni

È il caso di domandarsi se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Da una parte i dati, ufficiali, dell’Istat, in fondo non pessimistici. Dall’altra il rapporto dell’Ance. L’Istituto di statistica ha, infatti, aggiornato i dati relativi al Pil del 2018. Come era da attendersi, la crescita è stata minore di quella attesa nei documenti ufficiali del governo: +0,9%, con un ritocco al ribasso rispetto all’1% atteso. In questa quasi stagnazione, però, il settore delle costruzioni sembra andare un po’ meglio: la produzione nel 2018 è aumentata rispetto all’anno precedente dell’1,6% per l’indice grezzo, anche se dello 0,9% per l’indice corretto per gli effetti di calendario. I dati Istat mostrano «una moderata crescita per il secondo anno consecutivo». Non solo, se si guarda il valore aggiunto, questo ha registrato un aumento in volume nelle costruzioni dell’1,7%. Nel 2017 la crescita della produzione edilizia era stata dello 0,1% nei dati grezzi e dello 0,7% nei dati corretti e aveva interrotto una serie di anni con il segno meno iniziata nel 2008. 

Veniamo al bicchiere mezzo vuoto. Secondo l’Osservatorio Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni presentato dall’Ance, per quanto riguarda gli appalti per opere pubbliche la previsione per il 2019 è di un aumento dell’1,8%. Un dato positivo, insomma. E per il settore la previsione è di un aumento del 2%.  Ma il Centro Studi Ance vede anche uno scenario peggiorativo, che dimezza la crescita delle costruzioni per il 2019 (+1,1%) e prevede una contrazione ancora maggiore nel 2020. E questo, ribadisce l’Ance, si aggiunge al lungo trend negativo in atto dal 2005: in 11 anni i livelli produttivi si sono ridotti di circa un terzo, comportando la chiusura di oltre 120mila imprese e la perdita di 600mila posti di lavoro. Insomma, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

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