La metà degli immobili venduti nel 2017 era di classe G. Ma, dato che si tratta nella maggior parte dei casi di appartamenti costruiti anni fa il dato non sorprende. Il dato che, invece, offre una fotografia purtroppo poco edificante, è un altro: la metà degli agenti immobiliari ritiene ancora che l’Attestato di prestazione energetica, l’Ape, sia praticamente irrilevante durante una trattativa per l’acquisto o la vendita di un immobile. Un aspetto poco confortante, che è il risultato di uno studio realizzato da Enea, Fiaip e I-Com (Istituto per la Competitività). I dati sono relativi al 2017. Non manca una piccola buona notizia: lo scorso anno è migliorata la classe energetica del patrimonio abitativo, anche se di un misero 0,5%. Ma è davvero poco, se si considera che il 54% dei rogiti ha interessato immobili in classe G, e il 24% nelle classi E ed F, mentre il 13% nelle classi C e D. Solo il 7% degli appartamenti o villette vendute faceva parte delle classi energetiche A e B, le meno energivore.
Ma qual è il tipo di immobile più «sprecone»? La villetta: una su due, il 54,7% è di classe inferiore e solo l’8,7% è di classe A o B. Seguono i bilocali (66,7%), con solo il 4,4 nelle categorie virtuose.
Non sorprende, fino a un certo punto, che ci ha più soldi possa anche risparmiare sulla bolletta: sono gli immobili di pregio, infatti, che hanno più probabilità di essere virtuosi: le vendite in classe A o B sono salite dal 14,1% del 2016 al 22,1% dello scorso anno.
Le cose cambiano se si considera il nuovo. Nel 2017 il 40% delle abitazioni di nuova edificazione era di elevata qualità energetica (A+, A e B), ma in diminuzione rispetto al 60% del 2016.