La Regione Veneto vota una norma sul consumo di suolo

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la nuova Legge Quadro per il contenimento graduale del consumo di suolo. Il nuovo testo normativo in materia urbanistica è stato votato  dopo un approfondito confronto sull’articolato e sulla manovra emendativa sviluppato dapprima dell’Ufficio di Presidenza della competente Commissione poi dal Consiglio regionale in aula. Le stesse opposizioni hanno parlato di confronto vero svolto appunto in Commissione come nella discussione generale in aula. Obiettivo: coniugare assieme sostenibilità, tutela dell’ecosistema e sviluppo, partendo dal presupposto incontrovertibile che la Regione, assieme alla Lombardia, ha fino ad ora consumato più suolo in Italia. Era quindi opportuno segnare un cambio di prospettiva in ordine allo sfruttamento del territorio veneto. 

«È difficile esprimere un’opinione netta sulla nuova legge regionale sul consumo di suolo prima di averne esaminato il testo. Al di là delle semplificazioni del dibattito politico e di quello giornalistico, si tratta di un testo di legge molto articolato i cui effetti, a partire dall’indagine che coinvolgerà i Comuni sulla delimitazione dell’urbanizzazione consolidata sino alla definizione della capacità edificatoria nella fase transitoria,  dovranno essere monitorati con molta attenzione». È il commento di Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto, sull’approvazione della nuova legge sul consumo di suolo approvata dal Consiglio regionale Veneto.  

La sede della Regione Veneto, a Venezia
La sede della Regione Veneto, a Venezia

«Se il dibattito si sposta sul piano del principio e della filosofia della legge, la posizione dell’Ance è molto chiara: il contenimento del consumo di suolo, accompagnato da efficaci politiche a sostegno della rigenerazione urbana, sarà inevitabilmente tra i capisaldi delle politiche di pianificazione urbanistica dei prossimi anni», continua Salmistrari. «Uno sviluppo basato su una previsione di crescita demografica non più attendibile e che non tenga conto di una necessaria rivitalizzazione dei centri città è destinato a creare nuovi squilibri economici e imprenditoriali. Come ogni grande trasformazione, d’altro canto, occorre naturalmente un approccio graduale. Non si può pensare di bloccare da subito ogni intervento per il quale non sia sufficiente un titolo edilizio diretto, anche se il promotore ha già stipulato con il Comune la convenzione urbanistica. Bisogna rispettare i diritti acquisiti e crediamo, a una prima analisi, che la legge ne abbia tenuto conto. Ora occorre far partire seriamente il mercato della rigenerazione urbana. La legge regionale prevede alcuni stanziamenti, ma occorrerà certamente un approccio più avanzato, con il sostegno della legislazione nazionale: occorre accorciare il gap di costo, attraverso specifici accorgimenti fiscali, tra nuovo e ristrutturazione. Sarebbe stato utile, ad esempio, che la legge regionale avesse previsto il riconoscimento di “pubblico interesse” negli interventi di riqualificazione o rigenerazione urbana, un passaggio che consentirebbe di superare gli impasse legati alla polverizzazione delle proprietà coinvolte, per esempio nei grandi condomini».

«Credo che vada dato atto ad Ance Veneto, infine, di aver voluto cercare sin da subito la mediazione delle sue posizioni con quelle di altri portatori di interesse. L’Ance è stata uno dei soggetti promotori di Urbanmeta, coordinamento di quasi 20 associazioni regionali di categoria, università, ordini professionali e società civile, che hanno dialogato con Giunta e Consiglio regionali su una proposta unitaria e condivisa. Un approccio innovativo che evidenzia la capacità di affrontare responsabilmente un tema così delicato».

 

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