Abbiamo davvero toccato il fondo? Possiamo guardare con più fiducia al futuro? Riusciremo a tornare a galla nonostante le intemperanze della politica? Tante volte, negli ultimi cinque anni, è sembrato di vedere la «luce in fondo al tunnel» (copyright Mario Monti). Invece, la ripresa è stata puntualmente rimandata a data da destinarsi. Una volta per colpa delle tensioni sui titoli di Stato, un’altra per il riacutizzarsi del virus greco, un’altra ancora a causa della crisi di governo: ogni previsione positiva si è scontrata contro muri invalicabili. Ora, però, si fa strada un cauto, lento, sorprendente ottimismo. Non euforia, beninteso. Ma quando più voci sostengono che siamo ormai seduti sul pavimento della crisi, e quindi non si può che risalire, si è tentati di cominciare a credervi.
Attenzione: le previsioni sono positive fino a un certo punto, perché, per esempio, sono state riviste al ribasso rispetto ai target più rosei fissati all’inizio dell’anno. Ma un segno di crescita è pur sempre un buon risultato. Prendiamo il Centro Studi di Confindustria, per esempio: in primavera aveva indicato una flessione del Pil per i 2013 dell’1,1%, con una ripresa intorno allo 0,6% l’anno prossimo. Visto come vanno le cose, ha rettificato: le previsioni indicano una flessione dell’attività produttiva più tosta, dell’1,9% per il 2013, e una risalita modesta (+0,5%) del Pil nel 2014. Insomma, quest’anno andrà peggio, ma l’anno prossimo meglio. Un aumento di mezzo punto non può certo provocare salti di gioia, ma si tratta pur sempre di una differenza di quasi il 2,5% se confrontata con l’abisso attuale. Per paradosso, una conferma è arrivata anche da Standard & Poor’s in occasione del recente declassamento dell’Italia. La società di rating ha perfino migliorato leggermente le previsioni per il 2014, con la stima del Pil innalzata dal +0,4% al +0,5%. Anche dalle imprese arrivano conferme: «Cominciamo a intravedere i presupposti di una lenta risalita, al punto da ritenere che riprenderemo a crescere dalla fine dell’anno», ha commentato Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel. Certo, se non si inverte la marcia, la ripresa sarà breve: dall’ultimo trimestre del 2007 al primo del 2013 le persone che hanno perso l’impiego sono 700mila, di cui quasi la metà tra il 2012 e il 2013.
Il vero nodo, insomma, è fare in modo che quando la palla rimbalzerà non cada di nuovo giù. Magari a causa di un governo poco capace.